The Oxford English Dictionary definisce l'empatia la "capacità di proiettare la propria personalità nell'oggetto contemplato e di comprenderlo appieno in tal modo".
Con questo post, vorrei cercare di rispondere ad una e-mail che mi ha inviato una mia carissima amica qualche giorno fa, quindi se ti dovesse piacere quello che c'è scritto qui, sono pronto a ricevere tanti complimenti; se, invece, non troverai nulla di interessante credo dovresti fare riferimento a questa mia amica ;-)
A parte gli scherzi... anche questa ironia è un modo per entrare in empatia con il lettore, cercare di strappargli un sorriso e coinvolgerlo in quella che è la mia realtà, mentre scrivo queste righe.
L'empatia è, infatti, il vedere il mondo con gli occhi dell'altro, è la libertà di sentire gli stessi desideri di chi ci sta vicino.
Probabilmente avrai sentito parlare di empatia in collegamento con i neuroni specchio, una recente scoperta delle neuroscienze di un nostro italiano, il prof. Giacomo Rizzolatti. Potrai trovare tante notizie su internet o leggere qualche suo libro sull'argomento. Visto che queste ricerche sono ancora all'inizio, non voglio soffermarmi e analizzarle, perché certamente ti annoierei.
L'empatia non è semplicemente quello che ho accennato sopra, non coinvolge solo i sentimenti e i desideri, ma comporta che si arrivi a considerare l'altro un nostro pari, vuol dire entrare così in profondità nella vita dell'altro, oltrepassando la mera simpatia, da poter entrare in una vera e autentica comunicazione.
Dunque la voce tua, che 'l ciel trastulla
sempre col canto di quei fuochi pii
che di sei ali facen la coculla,
perché non satisface a' miei disii?
Già non attendere' io tua dimanda,
s'io m'intuassi, come tu t'inmii»
Quando Dante nel canto IX del Paradiso dice "Dunque la tua voce, che sempre rallegra il cielo insieme al canto dei Serafini, gli angeli che s'ammantano di sei ali, perché non soddisfa i miei desideri con una risposta? Se io mi immedesimassi nei tuoi pensieri, come tu ti immedesimi nei miei, già non attenderei una domanda", parla proprio di empatia, nella sua essenza più profonda, quella che ci fa entrare nell'altro comprendendolo appieno, senza bisogno di domande.
Proprio come un amico resta vicino all'altro senza parlare, nel momento del bisogno... come una madre sta in silenzio vicino al figlio che non riesce ad aprire il suo cuore sofferente...
Per concludere, ti vorrei consigliare un piccolo e semplice esercizio, che lo stesso Edgar Allan Poe scrive in uno dei suoi racconti polizieschi: La lettera rubata.
"Quando desidero scoprire quanto qualcuno sia saggio o stupido, buono o cattivo, o cosa stia pensando in un dato momento, atteggio il mio volto, con la maggiore accuratezza possibile, nella stessa sua espressione, quindi aspetto di vedere quali pensieri o sentimenti mi affiorano alla mente e al cuore, complementari o corrispondenti all'espressione."
Ci hai mai provato? Non dico che in questo modo entrerai in perfetta sintonia con chi ti sta vicino, ma può essere un modo per sforzarti a metterti nei panni degli altri, per sviluppare alcuni valori travolgenti: comprensione, benevolenza, generosità, accoglienza...
Se poi è vero che fare un sorriso produce nel cervello molti dei cambiamenti che avvengono quando si prova piacere e di conseguenza tutti gli effetti benefici di questa attivazione del sistema nervoso autonomo, cerca di sorridere più spesso e come abbiamo già detto impara a fare una "grossa risata".
Se sei interessato, qui puoi leggere il meglio di questo blog ;-)
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