sabato 30 luglio 2011

Stevenson e L'isola del tesoro


Mai sentito parlare di "L'isola del tesoro", "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde"?

Due libri completamente diversi, vero? Da un lato un'avventura strepitosa e dall'altro un thriller fantastico che arriva ad indagare la profondità della personalità umana...

Cosa accomuna questi due grandi successi? Questi libri che hanno segnato la storia di tanti altri racconti, film, serie tv...? Facile: lo stesso autore.

Robert Louis Stevenson è un autore formidabile, ricco di inventiva, uno che può essere definito un vero sognatore, che ti fa venir voglia di sognare, di puntare in alto, di fare qualcosa di straordinariamente grande...

Mille attitudini, mille passioni, mille abilità che Stevenson ha messo, e per questo lo ringrazio fin da bambino, alla portata di tutti: scrivendo! Trasmettendoci il suo grande talento e fondamentalmente una grande fiducia nell'uomo e nel bene!

Stevenson è un autore ideale per le vacanze, perché trasmette allegria, voglia di conoscere, stimola la curiosità, ti fa amare la vita e le infinite possibilità che questa ci offre ogni giorno, ti fa venire una grande voglia del domani, uno slancio verso il futuro!

Ti spinge a metterti in gioco, a vedere dentro te stesso, a ragionare sugli altri...

Devi assolutamente leggere i suoi più grandi successi: L'isola del tesoro e Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Ma non solo: ha scritto veramente tantissimo, poco per chi come me non si stancherebbe mai di leggerlo... Ci sono dei libri di Stevenson, anche brevi, divertenti, ma soprattutto curiosi...

Avevo quattro frecce nere infilate nella cintura
quattro per i dolori che ho patito
quattro per altrettanti malvagi
che m'hanno oppresso in varie occasioni.
Una è partita spedita bene:
(...)
Chi ha colpito? Giustizia o vendetta? Il romanzo storico "La freccia nera" ti immergerà nell'Inghilterra di Enrico VI e Riccardo III, ti farà vivere con un gruppo di fuorilegge, ti farà capire che nella vita si devono fare delle scelte, coraggiose a volte, ma si devono fare. Potrai forse "comprendere il gioco disperato che noi giochiamo nella vita"...

Nella raccolta "Gli intrattenimenti nelle notti sull'isola" il libro "Il diavolo nella bottiglia" è il mio preferito. Qui troviamo un ricco uomo che lascia per 50 dollari una bottiglia di vetro indistruttibile da poco più di una pinta a Keawe... Non una semplice bottiglia, ma una bottiglia magica dentro la quale è rinchiuso un diavolo che può procurare tutto ciò che vuole il padrone della bottiglia: soldi, amore, ricchezza, gloria... Perché un uomo dovrebbe vendere una bottiglia con simili poteri per soli 50 dollari? Forse perché se uno muore prima di averla venduta dovrà bruciare per sempre all'inferno? O perché la maggior parte delle volte è davvero difficile saperne "una più del diavolo"?

Incuriosito? Guarda, ti riporto qui le prime righe del libro: "Nelle isole Hawai viveva un uomo che chiamerò Keawe, perché a dire il vero, vive ancora, e il suo nome deve essere tenuto segreto" Vive ancora??? Queste sono le poche premesse per un vero capolavoro misto tra horror e humor. Anche in questo genere Stevenson ce l'ha fatta! ;-)

Passiamo ad altro... Che cosa nasconde il giovane dottore, anatomopatologo, ricercatore protagonista del libro "Il trafugatore di salme"? Da dove provengono questi cadaveri? Cosa conosce il meschino becchino del passato del giovane dottore? Quanto può un uomo spingersi al limite... al male...?
Ancora una volta un caso curioso, abilmente costruito e sviluppato dalla penna di Stevenson, che fa riflettere sull'indole umana, sulla tendenza dell'uomo al bene e al male... con una conclusione... bhe, leggilo!

Molti altri bellissimi libri ha scritto Stevenson... scoprili quest'estate! ;-)

Concludo con due suoi pensieri:
"Non c'è dovere che sottovalutiamo tanto quanto quello di essere felici"
"Essere ciò che siamo, diventare ciò che siamo capaci di diventare, questo è lo scopo della vita"

giovedì 28 luglio 2011

Giovani, sport e valori 2

Nello sport il gioco deve essere una costante. Quando questa componente viene a mancare è ora di smettere. (Josefa Idem)

Non basta il movimento per definire lo sport, servono altre due caratteristiche, che arricchiscono lo sport di altri valori: il gioco e l'agonismo.

Che cosa si intente per te gioco? Per l'uomo è necessario giocare? Quanto i giovani di oggi sanno giocare? Quali giochi appassionano di più di ragazzi?

Ogni uomo, bambino, giovane, adulto o anziano, è portato a svolgere un'attività quasi istintivamente, liberamente e gratuitamente: ogni uomo non può far altro che giocare.

Nessun uomo per sua natura e spontaneamente cerca di lavorare, ma tutti, fin dai tempi più antichi, cercano di praticare qualcosa di opposto al lavoro: il gioco. Il gioco è quindi un mezzo ricreativo, un sistema di riposo per ognuno di noi, indispensabile per la nostra vita.

La dimensione giocosa delle sport è evidente a tutti. Pensa per esempio che le più grandi competizioni sportive al mondo, le Olimpiadi, vengono chiamate da sempre Giochi olimpici.

Il gioco, come fattore costitutivo di ogni sport e della vita di ognuno di noi, permette di trovare quell'equilibrio e mediazione tra gli squilibri che sempre nella nostra vita possono esserci. Allo stesso modo, il gioco nello sport permette di non cadere nella svalutazione delle sport, come "un qualcosa di superfluo, di in più, di non necessario" e l'altra tendenza esagerata a ritenere lo sport la soluzione di ogni conflitto o cura per qualsiasi carenza di un ragazzo. Questo sarebbe far prevalere una visione meramente utilitaristica delle sport.

Invece, grazie alla sua componente giocosa, lo sport viene a possedere una dimensione di pura gratuità, di piena libertà, di assoluta apertura.

"Soltanto nel gioco è possibile per l'uomo essere veramente libero. Il gioco costringe alla parità perché a tutti i giocatori sono state impartite le stesse istruzioni, e inoltre mette in pratica la certezza del diritto, perché un gioco può esistere soltanto nel rispetto delle regole...". Queste parole di una scrittrice tedesca riassumono tantissimi elementi della componente ludica dello sport.

Il valore della libertà per esempio, che come abbiamo detto altre volte, deve sempre essere accompagnato dal valore della responsabilità (in questo caso il fatto che accetto liberamente di partecipare ad un gioco, ma devo essere responsabile, ossia in gradi di rispondere alle regole di questo gioco... così nella nostra vita: siamo liberi, ma dobbiamo essere abili a rispondere alle regole giuste della natura e della società).

Il gioco ci apre al prossimo, possiamo giocare da soli, ma è molto più bello e divertente giocare con gli altri. Questo ci fa crescere, ci mette davanti alcune sfide importanti che si rendono evidenti solo nel rapporto con gli altri. Lev Tolstoj diceva che "in nulla come nel gioco si rivelasse il carattere delle persone".

Sì, perché è proprio giocando che ci mettiamo alla prova, che ci prepariamo alle sfide vere della vita. Il gioco diventa così rappresentazione della vita, imitazione di essa, in senso giocoso. C'è il primo confronto tra ragazzi, tra uomini, i primi scontri, i primi scherzi, le prime esultanze, le prime sconfitte, le prime vittorie, le prime delusioni...

Tutte cose che nella vita ci farebbero soffrire in maniera enorme, ma nello sport, se concepito nel modo corretto, con questa componente di gioco, ci fa crescere. È qui che l'inutilità giocosa dello sport si rivela utile. Utile alla nostra vita e alla nostra formazione.

Per questo lo sport non è solo un'attività, ma un valore. Anzi, un valore di valori. Sì, perché, ancora una volta, pensando a questa componente che ci rende homo ludens, possiamo sottolineare alcuni valori che lo sport incarna:
- la libertà
- la responsabilità
- il rispetto delle regole
- la generosità, gratuità e solidarietà
- il lavoro di squadra
- l'amicizia
- la gioia
- l'entusiasmo
...

Incredibile vero? Potremmo andare avanti ancora molto con un elenco magnifico! Lo sport è davvero un valore di valori. Dobbiamo imparare a viverlo, a praticarlo e a trasmetterlo agli altri.

Penso soprattutto a coloro che sono responsabili di gruppi sportivi, associazioni, allenatori, dirigenti... abbiate il coraggio di dare allo sport tutti i suoi veri elementi, solo così potrete dare un grandioso contributo alla società e ai giovani. Sarete parte indelebile della loro formazione ed educazione! Presenze, forse invisibili, ma profonde!

E adesso, prima che inizi a piovere, andiamo a fare una bella corsetta! ;-)

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mercoledì 27 luglio 2011

Cosa tiene accese le stelle

Non c'è montagna più alta di quella che non scalerò
Non c'è scommessa più persa di quella che non giocherò...
Jovanotti, Cherubini, Ora

Se cerchi qualcosa di bello da legge quest'estate, veramente non puoi farti mancare questo libro:

Titolo: Cosa tiene accese le stelle
Autore: Mario Calabresi
Editore: Mondadori
Pagine: 144
Prezzo: 17,00 euro

È un libro soprattutto per i giovani. Per quei giovani che fanno fatica a credere nel futuro, affinché possano tornare a sperare. Anche per quei giovani che hanno gli occhi che si illuminano quando pensano al futuro, affinché possano accendere ancora più stelle nella loro mente...

È un libro dove puoi trovare davvero tanti slanci verso l'alto, dove alcuni racconti brevi ti permettono di leggerlo a pezzetti, al mare, in montagna, prima di addormentarti (bhe, questo ti farebbe fare dei sogni certamente grandiosi).

In questo libro potrai trovare questo consiglio dato ai giovani (ma non ti svelo da parte di chi...): "... non sedersi mai. Non basta il talento per riuscire, senza esercizio ci si ferma, si resta a un livello basso; nella vita e nel lavoro, ci vuole soprattutto un lavoro su se stessi. Bisogna esercitarsi, provare, studiare, cercare di cambiare sempre. Ma questo vale per tutto..."

È un libro che raccoglie Storie di italiani che non hanno mai smesso di credere nel futuro. Tu riesci ancora a credere nel futuro? Cosa ti aspetti dal domani? Hai speranze, ambizioni, mete da raggiungere? Grandi ideali?

Sei come quella ragazza che, circondata da compagni senza speranza, a pagina 18 scrive: "Poi ci siamo noialtri, un esercito di persone giovani, attive, brillanti, e con tanta, tanta voglia di cambiare tutto questo..."

Non perdere l'occasione di leggere Cosa tiene accese le stelle, sono solo 144 paginette, divise in storie brevi e scritte in modo semplice, ma coinvolgente. Un libro che ti può far capire quanto straordinario sia credere nel futuro, quanto davvero puoi ancora sperare. Un libro che allo stesso tempo ti insegna ad apprezzare il tempo che fu, proprio perché "il passato è il libro più interessante che si possa leggere."

Non so se sono riuscito a trasmetterti la bellezza e l'interesse di queste pagine, ti consiglio di andare in libreria e prendertelo. Domani andrò anche io in libreria per prenderne una copia per qualche mio amico: perché regalare la speranza a qualcuno è sempre un bel gesto!

Buona lettura!

lunedì 25 luglio 2011

Giovani, sport e valori


In questi giorni (esattamente dal 16 al 31 luglio 2011) si stanno svolgendo a Shanghai in Cina i Campionati mondiali di Nuoto. È la 14^ edizione e la nostra Nazione punta tutto su due stelle: Federica Pellegrini e Fabio Scozzoli.

Mi piace molto seguire questi sport "estivi", mi mette molta gioia, sono gare veloci che si susseguono una dopo l'altra. Sicuramente non ci si annoia né a farle, né a guardarle.

L'estate è un momento privilegiato per lo sport, è vero che alcuni campionati e altro finiscono, si interrompono, ma è sicuramente il periodo in cui la gente si dedica maggiormente a queste belle discipline.

Quando si parla di sport, a molti viene in mente il doping, una piaga dello sport, anzi proprio quel qualcosa che rende un'attività antisportiva per definizione. Quattro sono i principali motivi per cui il doping è qualcosa che va contro e distrugge lo sport:
- provoca danni alla salute dell'atleta;
- porterebbe (se fosse lecito) tutti gli atleti a farne uso per mantenersi allo stesso livello (e poter quindi competere agonisticamente);
- fa dipendere il successo da cause esterne;
- gli atleti che ne fanno uso, giocherebbero slealmente nei confronti di chi non ne fa uso.

A chi piacerebbe vincere in modo sleale, rovinandosi la salute, prendendo sostanze che nemmeno conosce? La risposta dovrebbe essere "nessuno". In realtà il doping è una realtà, una presenza che rovina lo sport nella sua essenza: l'educazione della persona.

Lo sport infatti è qualcosa di bellissimo, è una parte fondamentale di ogni uomo e deve essere presente nella vita di ogni giovane, affinché possa crescere forte, sano e con dei grandi valori.

La parola sport che deriva dal latino "desportatio", ossia divertimento, svago, gioco, possiede in sé le stesse caratteristiche fondamentali della vita.

La vita è prima di tutto movimento. Non esiste sport senza movimento, non esiste vita senza movimento. Non pensare solo ad un movimento fisico... lo sport, come la vita, si muove anche ad un livello interiore; ecco che entrambi giocano su un movimento che probabilmente non si vede, ma che è sempre presente: il movimento della mente e del cuore.

Il movimento della mente è facile da spiegare e richiama il monito latino mens sana in corpore sano. Il movimento del cuore fa parte di ogni sportivo, così come fa parte di ogni uomo. Rappresenta la passione, la spinta, la tensione verso qualcosa di grande, il raggiungere un obiettivo (una coppa, una medaglia... nello sport; un traguardo, la propria realizzazione finale... nella vita).

Questa prima caratteristica dello sport (il movimento) mette in evidenza il valore del nostro corpo, o meglio della nostra corporeità.

Lo sport non va inteso come mera proiezione di doti puramente fisiche, ma significa educarsi ed educare il proprio corpo. Questo è importantissimo, soprattutto per noi giovani, che così rapidamente subiamo cambiamenti fisici nell'adolescenza e negli anni successivi.

Metamorfosi che a volte non sappiamo gestire o non accettiamo. Lo sport, il movimento del nostro corpo ci insegna a disporre di noi stessi. Quindi dietro ad ogni gesto tecnico, si dovrebbe capire e sviluppare la sensibilità e l'attenzione verso il fatto che questo movimento concorre a costruire la persona, il giovane.

Lo sport che risponde alla propria verità, è uno sport che insegna ad accettarsi, a rispettarsi fisicamente, a comprendere che la nostra corporeità è qualcosa di più di un insieme di muscoli e tendini. La nostra corporeità è parte di noi, non possiamo tenerla distinta dalla nostra parte interiore.

Il movimento, essenziale in ogni sport, stabilisce la presenza fondamentale di alcuni valori. Ti ricordi quando abbiamo parlato del valore dell'abitudine?

Ecco lo sport ha questo valore: la ripetizione, la ricerca del movimento perfetto, il continuo esercizio mira proprio a creare un'abitudine, non solo fisica.

Non solo. Molti altri valori derivano da questa caratteristica dello sport: la regolarità, la disciplina, la costanza, la tenacia...

Secondo te quali sono gli altri valori, che lo sport aiuta a conquistare, legati alla sua caratteristica di movimento?

Non basta il movimento per definire lo sport, servono altre due caratteristiche, che arricchiscono lo sport di altri valori: il gioco e l'agonismo. Ne parleremo nei prossimi post... fra qualche giorno. ;-)

domenica 24 luglio 2011

Il valore di Lost

Questa mattina ho rivisto l'episodio finale di Lost a distanza di più di un anno. Ragazzi, è stato davvero super wow!!!

Ti dico subito che è la mia serieTV preferita in assoluto al momento e credo lo rimarrà per molto, visto che il mio tempo per seguire dei telefilm è limitato rispetto a quello di qualche anno fa.

Partendo da questo presupposto, ossia che quello che leggerai qui di seguito è la visione (non voglio dire la spiegazione, perché non mi interessa averci azzeccato, ma solo condividere ciò che Lost mi ha dato e mi sta ancora dando a distanza di un anno...) di un ragazzo entusiasta, che rivedendo il finale di Lost ha continuato a riflettere, ad emozionarsi, ad esaltarsi...

Serve però un'altra piccola premessa (spoiler, spoiler, spoiler): leggendo questo post verranno rivelati molti aspetti della trama del finale di Lost, quindi se non hai ancora visto il finale o la serie completa non andare avanti... almeno che non vuoi sapere in anticipo cosa succede.

"Rivedendo il finale di Lost ho continuato a riflettere"... A riflettere su cosa? Sugli enigmi? Sui misteri racchiusi in 6 anni di puntate? Certo, anche! Soprattutto a riflettere sulla vita, su me stesso e su chi mi circonda.

Partiamo dal fatto dell'aver capito o meno Lost... Se mi domando: "Ricky, hai capito Lost?", probabilmente la risposta immediata è "no". Allora ti starai domandando, perché ci scrivi un post. Infatti, me lo chiedo anche io... probabilmente per dare sfogo al mio entusiasmo, per assolvere una promessa verso alcuni amici... sapendo già che non riuscirò a dire tutto (ma questo fa parte di Lost... e della vita ;-))

Secondo me proprio quelli che non hanno capito, o che almeno affermano questo, in realtà hanno profondamente ragione. Il "problema" è che l'uomo cerca di capire sempre tutto, vuole capire la vita, il suo senso, ha la necessità di farlo, ne ha bisogno, ognuno di noi vuole dare una spiegazione a tutto (io in questo mi metto in prima fila)... e vogliamo farlo, proprio perché la vita stessa realmente ha un senso. Che forse non troveremo qui, dove esiste un ora...

In realtà i misteri non spiegati di Lost sono davvero pochi, se non inesistenti (per chi riesce a tirare le somme e a fare dei collegamenti)... quello che mi ha colpito di Lost è il fatto di aver capito che i tanti misteri, non sono altro che i tanti dettagli della nostra vita, che non riusciamo a spiegare, o meglio ai quali cerchiamo di dare un senso. Molte volte (questi dettagli insignificanti) li facciamo diventare il fulcro, il motivo della nostra vita, la spiegazione di tutto, per poi scoprire, che è solo una parte... che il senso è altrove (come per esempio la botola... che i personaggi di Lost e credo anche molti di noi hanno visto come la soluzione di tutto... per poi scoprire che non lo era).

Lost per me è stato la riflessione su tante domande...

Lost è la risposta alla domanda: spiegazione o mistero? Pensate al contrasto tra i personaggi di Locke e Jack: Locke è sempre stato l'uomo che per primo ha accettato i miracoli, che per primo ha capito l'isola, l'ha compresa come un posto speciale, il primo che ha accettato un destino superiore, uno "scopo finale"... Jack è invece totalmente razionale, l'uomo che cerca in tutto una spiegazione scientifica o logica, un uomo che ha difficoltà a capire il suo ruolo nel mondo, ma che quando lo comprende, va fino in fondo, fino al massimo sacrificio, per salvare se stesso e gli altri.

Quale la risposta allora? Spiegazione logica o mistero? Scienza o fede? Direi entrambe: la "spiegazione" non può far altro che accettare un qualcosa di inspiegabile, o almeno di ancora non spiegabile; il "mistero" deve lasciare spazio alla spiegazione, ad una spiegazione plausibile. La scienza e la fede non si escludono, semmai devono camminare insieme nella vita dell'uomo.... Lost non fa prevalere un destino illogico, una fede irrazionale, ma un "oltre" razionale, accettabile dalla ragione umana. L'estrema razionalità non è infatti qualcosa di reale e questo lo percepiamo dalla difficoltà di Jake (e dal suo rifiuto fino all'ultimo) di accettare la morte e la vita dove non c'è un ora.

Lost è la risposta alla domanda: scelta o destino? Che richiama sicuramente la precedente, completandola. In Lost si afferma che il destino non si subisce, ma si sceglie, si costruisce, si guadagna, mettendo a frutto le proprie diverse capacità. Tutto Lost si svolge su questo filone di destino/libera scelta. Le nostre vite si sviluppano e si muovono in questa continua tensione tra l'essere liberi, la nostra possibilità di scegliere il bene e il male e un destino determinato: il compito della nostra vita. I vari personaggi devono affrontare una serie di prove e di sfide per trovare il proprio compito e sono proprio le loro scelte libere (come le nostre scelte quotidiane) che ci fanno avvicinare o allontanare da questo compito e dal portarlo a termine...

Lost è la risposta alla domanda: egoismo o generosità? E questa volta trionfa sicura la generosità! In Lost nessuno è il vero protagonista, ma tutti sono indispensabili per lo "scopo finale". Ognuno riscatta se stesso nella propria vita, grazie all'aiuto degli altri, e così facendo diventa davvero protagonista unico della propria vita. Se all'inizio pensano solo a se stessi, alla fine capiscono che non si vive da soli. Questo è fondamentale per capire che non si muore da soli, o meglio, non si vive "oltre" da soli.

Geniali sono stati i vari tipi di flash che ci hanno accompagnato in questo stupendo capolavoro di 6 anni. I flashback e i flashforward sono stati indispensabili per comprendere i personaggi, per capire le loro caratteristiche e per conoscerli piano piano, scoprendo in ogni puntata qualcosa di nuovo. Non succede così anche nella vita, quando conosciamo le persone? Qualcuno ci sta subito simpatico, ma la vera conoscenza arriva col tempo e molte volte non è come ci aspettiamo... ma quello che questi flash mi hanno permesso di capire è comprendere e accettare tutte le sfumature dei vari personaggi, perché è così che dobbiamo fare, soprattutto con i nostri amici, accettare i loro limiti.

Poi ci sono degli altri flash... quelli dell'ultima stagione: i sideways. Che dire? Senza parole per la loro straordinaria efficacia. Rappresentano i momenti dopo la morte, ma prima del "passaggio", prima della nuova vita dopo la morte. Come rappresentare questa realtà senza tempo e senza spazio, se non in questo modo sublime?

In questo non-tempo devono ritrovare se stessi (si devono unire due pezzi di loro). Questi sideways sono il modo più bello per rappresentare l'"irrappresentabile" attesa di questa unione... un'unione che avviene attraverso l'amore. Quanto sono belli i momenti in cui ogni personaggio ritrova se stesso? Kate e Claire, per esempio, tramite la maternità, per loro sempre così importante. Rivedi l'episodio finale... con qualche fazzoletto a portata di mano ;-)

L'ultimissima scena è proprio un capolavoro (ho sentito molti dire che è stato un finale banale, mah!). Tutto si ricollega e prende senso. Qualcosa di incredibile: la scena iniziale del telefim ricostruita al contrario nella scena finale della morte di Jack... ma non solo. Il tutto legato in modo magistrale all'ingresso di Jack nella chiesa, il momento in cui Jack stesso capisce e accetta di essere morto, perché come dice suo padre: "tutti muoiono prima o poi, ragazzo. Alcuni prima di te, altri molto dopo." Magistrale perché non esiste un tempo, un'attesa vera tra la morte e il passaggio, perché lì "non c'è un ora".

Se è vero che non si vive soli, è altrettanto vero che non si muore soli, o meglio, non si "va avanti" da soli. Ognuno di noi non deve solamente trovare un senso per se stesso, ma far sì che altri arrivino dove "non c'è un ora". Non capiamo da soli lo "scopo finale", ma sempre grazie a qualcuno.

E' questo il vero valore di Lost, il fatto di rappresentare nel modo più incredibile (per una serie TV), il valore e il significato della vita. Il vero valore di Lost è che dobbiamo "andare avanti", guardare oltre, trovare un senso più grande...

Probabilmente il post più lungo... e ancora potrei andare avanti... so che non ho spiegato nulla (non era l'obiettivo, sicuramente darò le spiegazioni ai miei amici)... so che tante altre cose vorrei dire e condividere come il fatto che tutto quello che abbiamo visto in Lost è reale. Direi di sì, perché reale è anche la vita dopo la morte!

Buona domenica e buon'estate!!!

venerdì 22 luglio 2011

Io sto con David Beckham

Quando ho letto questa notizia, nei giorni scorsi, sono rimasto davvero senza parole... non potevo crederci... non voglio ancora rendermi conto che oggi, in una società moderna, dove abbiamo abbattuto tanti tabù, sia ancora un delitto mettere al mondo un figlio...

"I Beckham sarebbero un "cattivo esempio" per la Nazione e contribuirebbero a danneggiare un pianeta"

La parlamentare verde Caroline Lucas, lo scienziato David Attenborugh e il direttore esecutivo di Optimum Population Trust, Simon Ross, hanno chiarito che non stavano scherzando per niente.

"Loro e altri, come il sindaco di Londra Boris Johnson, sono davvero pessimi modelli con le loro famiglie numerose. Non ha senso cercare di ridurre le loro emissioni in carbonio e poi aumentarle del 100% facendo un altro figlio".

Con certe affermazioni si stanno mettendo le basi per limitare la libertà delle persone. Non si può imporre per legge un numero massimo di figli, non si possono discriminare quelle famiglie che vogliono avere tanti figli...
Dove sta in queste occasioni la tolleranza? Il rispetto? La libertà personale e individuale?

Si dovrebbero sostenere le famiglie numerose, perché il futuro di una Nazione, di un popolo, sono i giovani, le generazioni future... chi può dire cosa succederà domani? Quante risorse nuove potranno creare queste nuove menti? Credo che più siamo meglio è, perché così ognuno può dare il proprio contributo alla società e agli altri.

Non dobbiamo dimenticarci che la risorsa più grande del nostro pianeta siamo noi stessi. La risorsa per eccellenza è l'uomo stesso, perché può ogni giorno creare con la sua creatività, le sue speciali qualità, la sua ricerca e tecnologia, nuove risorse e nuove prospettive per il futuro.
Senza uomini e donne che futuro potrà esserci?

Non posso nemmeno pensare a come si saranno sentiti David e Victoria dopo certe accuse, dopo che alcuni esponenti importanti del loro Paese hanno detto che sono degli irresponsabili, un cattivo esempio SOLO PER AVERE AVUTO UN ALTRO FIGLIO: UNA BIMBA!

Mi fa pensare (e preoccupare) il fatto che questa "condanna" sia scattata proprio alla nascita dell'unica figlia femmina della famiglia Beckham... non ci sarà forse dietro certi gruppi ideologici anche una volontà di selezione del sesso (come sta succedendo in India costantemente)?
È in casi come questi che le donne, le ragazze dovrebbero farsi sentire perché non c'è differenza tra uomo e donna in merito alla dignità!

Quante donne si stanno muovendo per sostenere Victoria? In fondo è una donna che ha avuto la possibilità di dare pienezza alla sua condizione essenziale: la maternità. Ogni donna ha questa caratteristica, l'essere madre fa parte del suo essere, della sua natura.

Gli esempi di famiglie stile Beckham sono tante nel mondo dello spettacolo, ma ancor di più nel mondo in generale.

Porto solo un esempio di una bellissima famiglia della nostra Italia, direi una famiglia nazionale, quella del Pupone. Subito dopo il matrimonio Francesco Totti e sua moglie Ilary Blasi hanno dichiarato: "E ora vogliamo 5 figli". Glielo auguro vivamente!

Francesco Totti e Ilary Blasi sono due sposi stupendi, per il momento hanno due figli, ma la volontà di farne altri è ancora presente, proprio perché come ha detto Francesco, i suoi figli "Sono la cosa più bella che ho". Spero che tutti possano provare quest'esperienza nella loro vita.

Viva la Beckham's Family, viva la Totti's Family... e tutte le altre famiglie che vivono liberamente il loro amore e non si fanno condizionare da certe imposizioni ideologiche. Ancora una volta certi personaggi (Lucas, Ross...) che sventolano la bandiera della libertà in ogni occasione pubblica, sono i primi poi a volerla negare agli altri.

Se ti senti libero e credi che la libertà sia un valore grandissimo da difendere con forza, se pensi che nessuno possa imporre ad un altro quanti figli avere, se sei consapevole che i bambini sono il futuro della nostra società (perché senza di loro non potrà nemmeno esserci una società), se pensi che non sia un male volere una famiglia felice e numerosa...

FAI UN GESTO CONCRETO: iscriviti alla pagina facebook per far vedere che siamo in tanti a sostenere David Beckham e la sua famiglia!

Fan di David sostenete il vostro idolo!!!

giovedì 21 luglio 2011

Il valore della persona umana

Chi siamo? Cosa è l'uomo? C'è qualcosa che ci rende speciali e unici? Siamo diversi dagli animali?

Tutte queste, sono domande che ricorrono nella storia da quando l'uomo esiste. Bhe, già questo ci fa capire una delle nostre caratteristiche distintive... ma ne parleremo dopo.

La risposta alle prime due domande può essere molto semplice: questa determinata persona. Ecco chi è l'uomo. La prima cosa che verrebbe da chiedersi è se sia necessario aggiungere il termine "umana". Oggi, molti dicono di si. Ma se io ti dico solo "persona" a chi pensi? Non aggiungo altro...

Sai da dove deriva questo termine? In origine indicava un personaggio mascherato. L'etimologia è discussa e incerta, ma molti fanno derivare la parola dall'etrusco "phersu" che era proprio il danzatore mascherato.

In Grecia avevano sviluppato parallelamente la parola "prosopon" per indicare colui che sta davanti ai miei occhi, colui che vedo.

I latini hanno allargato il concetto ad una doppia valenza: la classica maschera del teatro (quindi il personaggio in sé), oppure il ruolo che qualcuno recita (quindi l'attenzione non è sull'individuo, ma sul suo ruolo sociale...). Sempre nel mondo latino esisteva anche un verbo "personare" che indicava appunto il risuonare (ossia l'uso della maschera a teatro per far arrivare il suono a tutti gli spettatori).

Il significato di persona che ognuno di noi possiede oggi, non è però quello che abbiamo visto qui sopra, non fa alcun riferimento al mondo del teatro, alle maschere.

Allora da dove deriva questo significato di persona? Dall'esigenza dei cattolici di definire Dio in 3 persone. Questo ha segnato la svolta in senso personalista di tutto il mondo occidentale e non solo...

È però un grande traduttore di Aristotele a dare una delle più citate e caratteristiche sintesi di persona. Rimango affascinato dalla bravura di certe menti di raggiungere una sintesi così bella e profonda. Boezio definisce così persona: una sostanza individuale di natura razionale.

Questa definizione è stata l'unica davvero considerata per secoli, fino a Tommaso d'Aquino che la riprendere cambiandola in: una individualità di natura razionale che sussiste in sé. Ti dico subito che la spiegazione è più complessa della frase stessa.

Ci proviamo?
Per prima cosa la nozione si riferisce a una particolare sostanza individuale, ossia un realtà materialmente individuabile, che ha un aspetto di quantità (carne, ossa e anima per dirla in un linguaggio più comune). La persona non è un concetto astratto.

Non è però neppure "una qualsiasi cosa concreta" (non ci sarebbe differenza tra un uomo, un gatto, un topo, una fastidiosa zanzara...). Ecco perché è di estrema importanza specificarne la natura, che evidenzia l'essenza di questo individuo ed implica una dignità che deriva da un particolare modo di essere: la razionalità. Questa natura si deduce da come l'uomo agisce concretamente, perché il suo agire ci mostra il suo essere profondo.
La natura designa quindi la differenza costitutiva di ciascuno.

Questa stessa razionalità ha fatto sorgere per la prima volta sulla terra un essere capace di porsi interrogativi profondi (e così ritorniamo al fatto che le domande iniziali esistono da quando esiste l'uomo ;-))

Non è necessario però che questa razionalità sia presente in atto, ma basta che sia presente come facoltà. Ecco che chi dorme e non esplica la sua facoltà intellettiva è, anche in quei momenti, persona.

La persona infine è sussistente, sussiste in sé, è una totalità, una realtà unificata.

La persona è un titolo proprio, fondamentale, primario, essenziale dell'essere umano. Sembra così semplice, ma spesso gli uomini stessi si dimenticano chi sono e le conseguenze sono terribili: nazismo, gulag sovietici, controllo (imposizione) delle nascite in India e Cina (ma non solo), sperimentazioni cliniche su altri uomini (come è successo inoculando microbi in bambini Down, o iniettando cellule tumorali in anziani... solo per studiare meglio il decorso di una malattia... per fare qualche esempio).

Conclusione (questa sarà facile)... ahahah, ma ancora mi credi?!?: seguendo quanto detto si capisce quanto sia importante il valore della persona.

Ogni persona è (basta applicare un pò di razionalità, ossia ciò che ci distingue) singolare, irripetibile e unica (proprio perché non è un concetto, ma è una realtà concreta: questo determinato uomo e non quello e non l'altro).

C'è, allo stesso tempo, un altro punto contenuto in questa definizione: il fatto che tutte le persone, proprio perché sono TUTTE persone, sono sostanzialmente uguali in dignità e nobiltà.

Solo grazie a questo nuovo concetto di persona, un concetto che rispecchia alla perfezione la realtà che vediamo, è oggi possibile parlare di valori universali, di diritti universali, di parità, di fratellanza, uguaglianza e di libertà individuale...

Questo è solo un primo accenno al valore grandissimo della persona. Molto ancora c'è da dire e voglio concludere solo stuzzicando un pò la tua curiosità e riflessione.

C'è differenza tra persona e individuo? Come è proseguita la riflessione sul concetto di persona in epoca moderna? Quando si può definire concretamente una persona: in che momento preciso? Chi può dare questa definizione: la scienza, la matematica, la neurobiologia, la società? Esistono persone "non umane"?

martedì 19 luglio 2011

Il valore della giustizia


Era un primo pomeriggio di 19 anni fa... un episodio che ha segnato l'Italia, gli italiani e probabilmente il Mondo. Un pranzo in famiglia con moglie e figli, un viaggio verso la casa della madre per accompagnarla poi dal medico, come farebbe un bravo figlio... Un'esplosione... 6 persone uccise con 100 kg di tritolo in una Fiat 126: Paolo Borsellino e 5 uomini della sua scorta.

Un personaggio, Borsellino, che ha segnato le istituzioni e la società italiana. Un ricordo quello di oggi che mi fa pensare non tanto alla mafia, all'impossibilità di fare del bene... al contrario, l'esempio di quest'uomo mi dà una grande speranza... un esempio di coraggio... un esempio di giustizia!

È attualissimo parlare di giudici, magistratura, diritto, giustizia, bene comune... Ma che cos'è davvero la giustizia? È un valore fondamentale? Una virtù, come quella dipinta da Giotto nella Cappella degli Scrovegni di Padova? Viene prima il diritto o la giustizia?

Vorrei dedicare questo post alla giustizia, perché credo che solo se riusciamo a capire veramente cosa significa, solo se riusciamo a comprendere fino in fondo che è un valore che ci chiama in prima linea, come se fossimo tutti al fronte in una battaglia tra bene e male, solo così possiamo avvicinarci ed afferrare il coraggio di questi uomini che hanno dato la loro vita per questo immenso valore.

Dante nel canto XVIII del Paradiso lega la giustizia alla terra e, oserei dire, a tutti gli uomini, arrivando a far disegnare ai "giusti" la frase "Amate la giustizia voi che governate la terra". Se guardi bene questo concetto, puoi scoprire che ognuno di noi ha questa responsabilità, ogni singolo uomo ha il compito di governare la terra.

Giusto è ciò che si deve attribuire a ciascuno, né più né meno. La giustizia è l'azione che rende questo principio reale, ossia, dare a ciascuno il suo. È la costante e ferma volontà di dare agli altri uomini ciò che è loro dovuto.

Da qui possiamo trarre la prima importante caratteristica della giustizia. Essere giusti non significa trattare tutti allo stesso modo, come tanti pretendono oggi, ma riuscire a cogliere le differenze tra le persone e saperle trattare nel modo in cui spetta loro. È questo un punto importantissimo per i genitori e per gli educatori: pensa se ogni genitore trattasse i proprio figli tutti allo stesso modo, senza tener conto del carattere di ciascuno, senza cogliere le singole esigenze... Questo esempio ti fa capire subito che l'uguaglianza non è sempre giustizia.

Ok, fino a questo punto tutto facile, vero? Proviamo a complicare un po' le cose? Dai, lasciami fare un voletto sulle nuvole per qualche riga... poi torno a terra, promesso!

Se la giustizia è dare a ciascuno il suo, significa che prima di essa ci deve essere qualcos'altro. Che cosa? Semplice. Il fatto che ogni uomo riesca ad attribuire a se stesso e agli altri ciò che gli è proprio. Quindi il primo atto è un atto di attribuzione: riconosco me stesso e l'altro e riconosco ciò che gli è dovuto.

Solo dopo questo primo atto posso esercitare la giustizia. Da questo puoi capire che la giustizia non è dare a tutti nella stessa misura, ma secondo il bisogno e le urgenze. Da questo è facile notare che serve riconoscere l'ordine insito nella natura dell'uomo. L'uomo può, grazie alla sua ragione, attribuire il giusto.

Un ultimo passo: seguendo un ragionamento logico, ogni uomo, con un barlume di intelligenza e di onestà, arriva a dire che il diritto, la legge positiva, segue la giustizia. Quello che voglio dire è che non è il diritto che rende una cosa giusta o ingiusta. Il diritto positivo, umano, quello che viene promulgato dal legislatore, per essere giusto, deve seguire questo stesso primo atto di attribuzione.

A questo punto, da solo, puoi capire perché si può parlare di "leggi ingiuste". Quando il legislatore segue l'individualismo, il collettivismo, l'utilitarismo e si dimentica della natura dell'uomo, può emanare delle leggi ingiuste, che non corrispondono alla realtà della giustizia e ad un vero atto di attribuzione.

Ritorno all'esempio di Borsellino che ci fa capire quanto sia importante il valore della giustizia, che si deve lottare fino alla fine per esso. Si rende evidente il legame fortissimo di questo valore con il valore del coraggio, perché è una sfida grandissima, riuscire a riconoscere il vero di ogni uomo. Non tutti hanno questo coraggio!

Ultima annotazione. C'è un legame tra il perdono e la giustizia? Certamente, il perdono è la più alta forma di giustizia, perché "la cosa peggiore che esista al mondo è la giustizia separata dall'amore" come diceva Francois Mauriac.

La giustizia potrà assumere varie forme di interpretazione... molti potranno dire la loro sulla giustizia (chi dirà che il giusto è quanto pattuito, chi invece che il giusto è secondo le capacità individuali, alcuni arriveranno perfino a dire che il giusto non esiste in nome dell'assoluta libertà...). Che dicano, che dicano... il valore della "giustizia" non cambierà, rimarrà sempre uguale, un riferimento certo per gli uomini. Per questo, sempre, ci saranno uomini coraggiosi che si batteranno per la vera giustizia!

lunedì 18 luglio 2011

Vincere la tristezza

(Questo post l'ho iniziato a scrivere oggi pomeriggio - lunedì - (...) poi il computer ha iniziato a fare qualche dispettuccio, così ho dovuto post-icipare la stesura completa...). Qualcuno direbbe che peccato, che disdetta, che tristezza... non dopo aver letto qui sotto! ;-)

Continuiamo le puntate del lunedì, dedicate al controllo delle emozioni: oggi parliamo della tristezza.
Lunedì 27 giugno hai imparato come dominare l'ira e la rabbia; l'11 luglio, invece, hai capito come poter affrontare la paura... oggi cerchiamo di capire insieme come poter vincere la tristezza.

Che cosa è la tristezza? Perché alcune persone sembrano sempre tristi? Perché altre lo diventano in seguito ad un qualsiasi evento negativo? Perché alcuni cadono in una tristezza così profonda dalla quale non riescono più a risalire gli abissi e si ammalano?

Da che cosa dipende la tristezza? Quali sono le cause più frequenti? Quali sono i rimedi per vincerla?

Rispondiamo alla prima domanda: la tristezza è un'emozione che deriva dall'idea di aver perso qualcosa, di non poter più raggiungere la felicità, dal pensiero del fallimento, di una vita senza speranza...

"Domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve non fa rumore" diceva Lucio Battisti in una sua canzone. È proprio questo uno dei problemi della tristezza: che ci penetra senza far rumore o meglio diventa una grande cella di isolamento dove ci chiudiamo, perché in noi prevale l'egoismo.

La tristezza ha due caratteri di riconoscimento, due manifestazioni tipiche: ritarda e paralizza. Chi è triste e avvilito si muove lentamente, le sue idee non sono rapide e scattanti, sono annebbiate da una nuvola scura. Non si ha voglia...

Quando siamo tristi vediamo solo noi stessi, ci chiudiamo agli altri e quando ci capita di parlare con qualcuno lo facciamo per sottolineare la nostra sofferenza e la nostra impossibilità ad uscirne.

Il grado di tristezza è proporzionale a ciò che abbiamo perso, o meglio, a quanto più importante era per noi quella cosa, al valore che le davamo e ancora le diamo. Molte volte è su questo punto che ti devi concentrare per uscire da questo stato grigio, cercando di analizzare la reale importanza di ciò che non hai più.

È davvero la cosa più preziosa che esista? Sei sicuro al 100% che senza non potrai mai più essere felice? E' una perdita totale e irreparabile?

Già con queste domande potrai capire meglio quanta verità c'è nel tuo atteggiamento. Chiediti una cosa: sono triste o sono egoista?

Esistono diverse cause di tristezza: essere troppo perfezionisti; essere dei veri pessimisti; vivere nel negativismo (diventerete quelle persone che sempre parlano male degli uomini... dimenticandovi che state parlando principalmente di voi stessi, a meno che non siate dei gibboni); voler passare sempre da vittima agli occhi altrui, per farsi compiacere; dover sentirsi sempre apprezzati; voler negare ed avere estrema paura della sofferenza...

C'è poi una causa caratteriologica, una sorta di predisposizione alle idee tristi e agli atteggiamenti pieni di sconforto: la malinconia. Quella sorta di "gioia di sentirsi tristi" come la chiamava Victor Hugo. Quell'atteggiamento di fondo che ti fa vivere in modo passivo, non ti fa prendere delle decisioni concrete e importanti, non ti permette di essere propositivo (nessuna iniziativa, perché sei paralizzato).

Vediamo alcuni rimedi a questo atteggiamento di fondo, che ti aiuteranno a superare la tristezza:

1) Prova a farti le domande che abbiamo detto sopra.... quelle che hai già letto.

2) Cerca di vivere con realismo e semplicità. Non essere troppo esigente con te stesso, cerca di imparare a provare soddisfazione nelle piccole cose, nei gesti quotidiani.

3) Impara ad amare quello che fai: il tuo studio, il tuo lavoro... Non farlo solo perché si deve. Puoi veramente appassionarti e rendere unico e speciale ogni mestiere.

4) Circondati di persone solari, ottimiste, soddisfatte e contente della propria vita e che ti aiutino a vivere emozioni positive tutto il giorno.

5) Sorridi, sorridi e sorridi. È un rimedio che propongo spesso, proprio perché è il più efficace e non costa nulla (solo lo sforzo di muovere alcuni muscoli, che sono comunque meno di quelli che azioni quando hai l'aria triste e afflitta)! Non devi sorridere senza motivo, come un pazzo o un imbecille... Devi avere il coraggio di sorridere, devi goderti le occasioni per sorridere, per tutte le cose belle che ci sono nel mondo, per i doni che ti sono stati dati.

Sorridere è un modo per aprire una breccia nel viso e chiuderla nel cuore!

6) Cerca di trovare i veri valori della vita, quelli che ti possono aiutare a crescere e a diventare una persona migliore ogni giorno.
La cosa che a volte mi rende triste, è la consapevolezza che oggi molti giovani, e non solo, vivono in una tristezza esistenziale, un vuoto, hanno perso la cosa più importante: il senso della loro vita, la bussola che gli può indicare la direzione per vivere pienamente.

Cerchiamo di far si che la bussola di tutti spinga sempre nella giusta direzione, verso quel polo magnetico rappresentato dai valori positivi!

domenica 17 luglio 2011

Harry Potter: realtà, amicizia e coraggio

Per questo post serve una grande premessa: devo ammettere che la voglia di scrivere qualcosa su Harry Potter è molto forte, d'altro canto penso che sia difficile rendere giustizia a questa incredibile storia che ha accompagnato nella propria crescita tantissimi giovani.

Altre due precisazioni:
1) Non voglio spiegarti Harry Potter, non ho la pretesa di aver compreso fino in fondo questa storia, il messaggio dell'autrice Joanne Rowling... quindi troverai solo alcune semplici riflessioni personali, una risposta "breve e non completa" alla domanda "Cosa ti ha colpito di questa saga?".
2) Non voglio anticipare parti importanti a chi ancora non ha letto l'ultimo libro o non ha visto l'ottavo film. Questo è quello che più temo di non riuscire a fare. Ho pensato che in alcuni parti, se scrivo senza dire a chi mi riferisco, potrò essere capito dai veri fan di Harry, senza anticipare nulla a chi ancora deve scoprire il gran finale di questa storia...

Ecco una parte di quello che Harry Potter mi ha lasciato (soprattutto i libri devo dire, anche se li ho letti in poco tempo)...

H) L'idea di crescita personale, costante e graduale. Ogni ragazzo, uomo, donna, cresce ogni giorno e cambia in profondità senza accorgersene. Questo cambiamento succede in modo particolare durante una fase delicata della vita di ognuno di noi: l'adolescenza. Per questo trovo che sia stato importantissimo intercettare le necessità di molti giovani con una saga come questa. I personaggi (quasi tutti oserei dire) crescono, maturano, imparano dai propri errori, passo dopo passo. Anche se vivono circondati dalla magia, la loro vita è così naturale e reale che permette di immedesimarsi in loro.
Nessuno, per esempio, cambia sé stesso con un colpo di bacchetta; nessuno trova il coraggio dentro di sé operando un semplice incantesimo. Tutti i personaggi crescono col tempo e con realtà.

A) La realtà è il secondo elemento che mi ha fatto apprezzare questi libri. Non si parla di magia come in tanti altri fantasy. L'arte magica è contornata da elementi della vita di tutti i giorni. Proprio perché nella vita di ognuno di noi c'è gioia e sofferenza, amicizia e tradimento... inaspettati amori e fidati amici che ci proteggono senza farsi notare...
Un libro che accompagna ogni giovane nella propria crescita (come ho detto al punto A).
Un libro che pur costellato da pozioni, magie, bacchette magiche, è probabilmente uno dei più reali che si possano trovare in circolazione, perché parla della vita... delle singole sconfitte, del sacrificio quotidiano, della lealtà e del tradimento, del coraggio e della determinazione, dell'onestà e dell'amicizia, dell'amore e del perdono... di valori.
È una storia che parla di autenticità e non nasconde una grande realtà con la quale tutti noi dobbiamo fare i conti: la morte! Straordinaria la domanda di Harry "Fa male?" (che mi pare una domanda molto condivisibile e profonda...). Da meditare...

R) È possibile diventare un leader, anche se si è impacciati, timidi e maldestri... Uno dei personaggi che subisce un'incredibile maturazione è Neville. Dimostra coraggio, determinazione. È sicuro, prende confidenza con sé stesso, quando capisce che ha un grande obiettivo, che deve puntare ad un grande ideale. Rappresenta la lealtà massima verso gli amici e un forte senso di giustizia (le cose che è giusto fare, si fanno, insomma).

R) L'ultimo libro mi ha ricordato una grande verità: ci sono persone che ci amano nel segreto, che non ci dicono mai con parole chiare che ci vogliono bene... anzi, molte volte ci richiamano con frasi dure, che ci fanno pensare il contrario.
Queste sono le persone più speciali! ;-)

Y) Infine (solo perché ho finito le lettere), mi è sembrato davvero interessante notare il nome della stazione dove Harry rincontra Silente sul finale... Non trovi?

Tu, cosa ne pensi? Sei cresciuto con Harry? Cosa ti ha lasciato?

Ah, ragazzi, vi ricordo che fra due settimane (esatte) si festeggia il compleanno di Harry ;-) 31 anni se non sbaglio!

sabato 16 luglio 2011

Gestione del tempo: passi concreti

Il tempo è troppo lento per coloro che aspettano...
troppo rapido per coloro che hanno paura...
troppo lungo per coloro che soffrono...
troppo breve per coloro che gioiscono...
ma per coloro che amano... non c'è tempo!

Henry Van Dike

Potrei anche lasciare questo post bianco perché credo che in queste poche righe di Van Dike ci sia una grande saggezza che è difficilmente spiegabile a parole o con esempi. Mi ritrovo nella stessa situazione di Agostino quando diceva: "Che cos'è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più".

Rendiamo le cose più semplici, vediamo direttamente alcuni passi concreti per gestire il proprio tempo. Se ti ricordi nel post di ieri dicevo che bisogna fermarsi per occupare il tempo.

Partiamo dal primo passo:

1) FERMARSI
È importante riuscire a cogliere la realtà. Non vivere in un mondo che non corrisponde a quello reale. Devi capire che il passato è diverso dal presente ed entrambi sono diversi dal futuro. Mi dirai: "grazie tante"... Non ti risponderò con un semplice "prego", ma aggiungerò qualcosa in più, che potrebbe suonare circa così: ricorda che il tempo è un dono prezioso. Non torna, non puoi continuare a pensare che le cose ritorneranno come prima. Scordatelo. Potranno essere meglio o peggio, ma non potranno tornare.

Se riesci a vedere il mondo "semplicemente" per quello che è, potrai renderti conto che non esiste un vero ritorno, semmai un nuovo inizio.

Le situazioni, persone, amori... non ritorneranno, perché in ogni caso saranno diverse... il tempo le avrà in qualche modo cambiate... e avrà cambiato anche te e il tuo modo di vederle.

Sinceramente credo che questo abbia qualcosa di meraviglioso. Poter sempre parlare di un nuovo inizio. Oggi, purtroppo, si parla troppo spesso di riciclo e così applichiamo questo concetto anche ai rapporti personali... cerchiamo in fondo di riciclare le amicizie, gli amori invece di proseguire o ri-cominciare un nuovo percorso insieme!

2) DISTINGUI TRA URGENTE, NECESSARIO E CONVENIENTE
Quando hai tante cose da fare, non buttarti sulla prima che capita. Solitamente non è quella urgente. Se non riesci a dare un ordine, anzi una lettera alle cose da fare, potrai ritrovarti a fine giornata nella situazione che hai fatto tante cose, ma non hai più tempo per ciò che devi (o meglio dovevi) veramente fare oggi!

Il mio consiglio è di dare una lettera ad ogni attività che vuoi fare durante la giornata o nel corso di un tempo x (per esempio una settimana o un mese).
Metti queste lettere:
- U per le azioni Urgenti. Quelle che devi assolutamente fare, che non puoi proprio rimandare. Ciò che ha una scadenza vicina è sicuramente urgente. Non ci sono tipologia di azioni che sono di per se urgenti (una telefonata può esserlo, ma può essere anche qualcosa che possiamo fare nei prossimi giorni...).
- N per le azioni Necessarie. Sono quelle che devi fare, ma che possono aspettare un pochino di più. Ricordati che sono comunque attività di cui hai bisogno, quindi non devono essere all'ultimo posto delle tue priorità, ma in un punto centrale.
- C per le azioni Convenienti. Sono "tutto il di più", ciò che puoi anche non fare. Non crede che solo per il fatto che siano "in più" non debbano essere pianificate, anzi! Vedrai che se impari a scremare e selezionare le cosa da fare (il "to do") secondo questa scaletta, riuscirai ad arrivare molte più volte di quelle che credi a realizzare anche le azioni C.

Ah, non ricordi l'ordine preciso? Un modo per non dimenticarlo è pensare che se usi questo ordine la tua vita potrà diventare UNiCa (ecco, adesso non puoi più dimenticarti che prima ci sono le cose Urgenti, poi quelle Necessarie e solo alla fine quelle Convenienti).

Intanto, prova a pensare a questi due suggerimenti... Mettili in atto un po' alla volta, falli diventare tuoi, parte di te, automatismi.
Se poi ti venisse in mente qualche consiglio per gestire il tempo... lascia un commento. ;-)

venerdì 15 luglio 2011

Fermarsi per occupare il tempo

Coloro che fanno il peggior uso del loro tempo, sono i primi a lamentarsi della sua brevità.
Jean de la Bruyére.

La società di oggi ci impone dei ritmi velocissimi, la tecnologia sta cambiando il ritmo biologico dell'uomo, di tutti noi, e probabilmente, sta cambiando molto profondamente il nostro agire umano... che molti già stanno iniziando a chiamare agire tecnologico. Ma di questo ne parleremo prossimamente. ;-)

Siamo tutti pieni di cose da fare e ne facciamo due o tre contemporaneamente. Leggiamo ascoltando musica, passeggiamo, prendiamo l'autobus, messaggiamo... con le cuffiette dell'i-pod sugli orecchi. Quanti giovani "ascoltano" per più del 50% della loro giornata musica?
Non solo, parlando al telefono, mandiamo una e-mail o chattiamo con altre tre persone contemporaneamente...

Riuscire a ritagliarsi uno spazio per ogni attività è qualcosa di straordinario. Si può imparare a farlo, molti riescono e sono proprio le persone che più invidiamo. Quelle persone che sono sempre (o quasi) sorridenti, che sempre hanno tempo per tutto e per tutti. Ma come fanno?

Sono persone che non hanno niente da fare nella loro vita? Sono sole e in attesa che qualcuno chieda loro qualcosa? Sono senza amici e per questo accettano ogni invito?

Molte volte no. Sono "solo" giovani che hanno imparato che bisogna fermarsi per occupare il tempo!

È incredibile notare come persone super-impegnate, siano molte volte le più serene e felici. Ne conosci qualcuna?

Se sì, potrai notare che queste persone, molto occupate durante una giornata ed allo stesso tempo contente e complete, non sono prese da una singola attività.
Solo se riesci a vivere non occupato e pre-occupato per un'unica cosa, puoi vivere godendoti la vita.

Chi è pre-occupato per una sola cosa, un pensiero fisso, un'unica occupazione (solo studio, solo lavoro, solo feste...) potrà anche cadere in alcune ossessioni e patologie che oggi si stanno sempre più diffondendo.

Soprattutto se questo atteggiamento lo si inizia ad avere negli anni della propria giovinezza, sarà ancora più difficile cambiarlo. Chi passa intere giornate dedicate ad un unico interesse, anche se fosse il più grande ideale di questa terra, rischia di non saper prendere un proprio tempo per respirare; di non saper creare il proprio spazio, dove inserire priorità e necessità...

Se hai capito il messaggio, NON ti sto dicendo di prenderti più tempo per riposare. Troppe volte oggi, la maggior preoccupazione è proprio quella di trovare del tempo per rilassarsi... e pre-occupandosi continuamente di questo, non riesco a dedicare il giusto tempo ad un buon riposo (magari dormendo tutti i giorni più di 10 ore...).

Quello che voglio dirti è di fermarti per occupare il tempo! Un gioco di parole? Forse, ma se ci pensi è proprio quando ci "fermiamo" un momento che riusciamo a godere al massimo l'adesso, il tempo presente, il passato e ancora di più il futuro.
Tornando al ragazzo che passa buona parte del giorno con le cuffiette ascoltando musica... Quante volte chiude gli occhi per 3 minuti (il tempo di una sola canzone) ascoltando veramente?

Cosa aspetti per impegnarti pienamente la vita??? La risposta di molti purtroppo è: DOMANI!

Allora, proprio per farti capire quanto sia brutta questa risposta, anche se non è da me, ti dico che i consigli per come riuscire a fermarsi per occupare veramente il tempo... te li darò solo DOMANI! ;-)

mercoledì 13 luglio 2011

Monologo Will Hunting - Genio ribelle

Questo monologo, che riporto nella sua parte finale qui sotto, è veramente incredibile. Il film "Will Hunting - Genio ribelle" del 1997 con Matt Damon e Robbie Williams è davvero un ottimo modo per impegnare 126 minuti del proprio tempo.

Spero tu l'abbia visto, in caso contrario procuratelo e guardalo, magari insieme agli amici. È un concentrato di spunti positivi, di crescita personale. È incredibile come questo breve dialogo ci possa far capire quanto sia importante essere veri, essere sé stessi, aprirsi agli altri e rischiare... si, rischiare è qualcosa di bellissimo.

Bisogna avere coraggio per vivere, per riuscire ad amare veramente. Non dico altro... leggi e ascolta queste parole così reali. Perché vivere non significa, sapere tante cose, ma farne esperienza!

"Se ti chiedessi sull'arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti. Michelangelo. Sai tante cose su di lui: le sue opere, le aspirazioni politiche, lui e il papa, le sue tendenze sessuali, tutto quanto... vero? Ma scommetto che non sai dirmi che odore c'è nella cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto. Mai visto. Se ti chiedessi sulle donne probabilmente mi faresti un compendio delle tue preferenze. Potrai perfino aver scopato qualche volta. Ma non sai dirmi che cosa si prova a risvegliarsi accanto a una donna e sentirsi veramente felice. Sei uno tosto, e se ti chiedessi sulla guerra probabilmente mi getteresti Shakespeare in faccia: "ancora una volta sulla breccia, cari amici?" Ma non ne hai mai sfiorata una. Non hai mai tenuto in grembo la testa del tuo migliore amico vedendolo esalare l'ultimo respiro mentre con lo sguardo chiede aiuto. Se ti chiedessi sull'amore probabilmente mi diresti un sonetto. Ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile. Non ne conosci una che ti risollevi con gli occhi, sentendo che Dio ha mandato un angelo sulla Terra solo per te, per salvarti dagli abissi dell'inferno. Non sai cosa si prova ad essere il suo angelo, avere tanto amore per lei, vicino a lei per sempre, in ogni circostanza, incluso il cancro. Non sai cosa si prova a dormire su una sedia d'ospedale per due mesi tenendole la mano, perché i dottori vedano nei tuoi occhi che il termine "Orario delle visite" non si applica a te. Non sai cos'è la vera perdita, perché questa si verifica solo quando ami una cosa più di quanto ami te stesso. Dubito che tu abbia mai osato amare qualcuno a tal punto. Io ti guardo e non vedo un uomo intelligente, sicuro di sé. Vedo un bulletto che si caga sotto per la paura; ma sei un genio Will, chi lo nega questo? Nessuno può comprendere ciò che hai nel profondo, ma tu hai la pretesa di sapere tutto di me perché hai visto un mio dipinto e hai fatto a pezzi la mia vita del ca***. Sei orfano giusto? Credi che io riesca ad inquadrare quanto sia stata difficile la tua vita, cosa provi, chi sei... perché ho letto Oliver Twist? Basta questo ad incasellarti? Personalmente me ne strafrego di tutto questo, perché sai una cosa? Non c'è niente che possa imparare da te che non legga in qualche libro del ca***. A meno che tu non voglia parlare di te, di chi sei... allora la cosa mi affascina, ci sto. Ma tu non vuoi farlo, vero campione? Sei terrorizzato da quello che diresti. A te la mossa, capo."


martedì 12 luglio 2011

Cosa significa rispettare?

Molte volte si sente parlare di rispetto. Molti dicono frasi come: "Mi devi rispetto", "Merito il tuo rispetto"... oppure "Sei un irrispettoso", "Nessuno ti ha insegnato il rispetto?"... o ancora "Rispetta l'ambiente", "Rispettiamo la natura"... "Se vuoi rispetto, devi meritartelo".

Le parole più utilizzate, sono spesso quelle che meno conosciamo. Ecco perché ho deciso di trattare questo argomento e credo che se continuerai a leggere, potrai trovare qualcosa di nuovo su questo bellissimo valore.

Bene, partiamo da questo: il rispetto è un grande valore! Uno di quei valori che non dobbiamo perdere, anzi dobbiamo approfondirlo proprio per vivere meglio.

Vivere meglio? Come? Con chi? Cerchiamo di andare con ordine (non sarà facile visto che come sempre parto da un'idea e vado a braccio, di getto... lasciando qualche ragionamento per la strada... ma confido nel tuo ingegno per riuscire a cogliere anche quello che è rimasto, per una cosa o per l'altra, nella tastiera...).

Il rispetto come tutti i termini ha un'origine, deriva da un termine antico, etimologico, che ne delinea solitamente le caratteristiche. Proviamo a vedere se anche in questo caso l'etimologia viene in nostro aiuto.

Sembra proprio di si, perché rispettare, riprende il verbo "guardare". In un primo significato possiamo dire che rispettare è saper guardasi intorno. Credo sia già bellissimo come concetto, perché ci fa capire che non siamo soli.

Come diceva il grande Cicerone "non siamo nati soltanto per noi". Il valore del rispetto ce lo ricorda, perché ci impone di guardare attorno, di ri-guardare, come se ci dovessimo sforzare per vedere che attorno a noi c'è qualcosa di meraviglioso: l'altro!

Pensa a quanto questo valore sia importante nel rapporto tra fidanzati. È fondamentale direi, perché solo rispettando veramente l'altro si può crescere insieme e fare un percorso in due. Alcune volte i giovani fidanzati camminano da soli, perché non guardano e ri-guardano l'altro che sta al loro fianco.

Non sprecare l'occasione di accorgerti degli altri! Soprattutto di coloro che ami!

Il fatto di accorgersi di non essere soli, non è soltanto una forma di rispetto verso gli altri, ma lo è anche nei confronti di te stesso. Prova a pensare a quante persone si sentono sole, si credono sole e si isolano senza aprirsi agli altri... molte volte queste situazioni portano al massimo esempio di non rispetto di se stessi, quando sfociano in gesti estremi e autodistruttivi.

Il rispetto diventa anche il saper guardare i dettagli, l'accorgersi di queste persone sole che stanno magari accanto a noi. Ci rendiamo conto tutti che ci sono persone che non "si rispettano", perché vivono in situazioni poco dignitose... quanti però sono così rispettosi da attivarsi ad aiutarle?

Purtroppo il grande errore di oggi è pensare che rispettare significhi accettare tutto, lasciare che gli altri facciano quello che vogliono, che in diversi casi diventa un "non preoccuparsi degli altri", un bel "me ne frego di tutti"! In nome del rispetto ci si isola nel proprio individualismo (una piaga della nostra società moderna). Forse qualcuno può spiegarmi se questo individualismo ha qualcosa a che fare con il vero "guardarsi intorno"?

Rispettare significa agire sapendo che non sei solo. Il rispetto non è un valore che possiamo imporre. Questo sarebbe un rispetto mafioso, che nemmeno si potrebbe chiamare così. Il rispetto non è neanche qualcosa di incondizionato. Non dobbiamo per forza rispettare tutto. Dobbiamo rispettare seguendo la nostra qualità più elevata, la ragione.

Sai cosa segue e vuole raggiungere la nostra ragione? La verità! Se è così, allora il rispetto stesso segue la verità. Proprio da questo nasce la differenza tra rispetto e tolleranza...

Vorrei sottolineare la differenza tra rispetto e tolleranza. Oggi si parla troppo di tolleranza, dimenticando che si "tollera" ciò che è di per sé negativo. Quindi, ogni volta che si sventola la bandiera della tolleranza, si sta mettendo in luce qualcosa di per sé sbagliato o negativo: nessuno infatti "tollera" un buon gelato! ;-) Tollerare significa più che altro sopportare e non accettare, qualcosa di per sé inevitabile o che non dipende da noi. La tolleranza, e questo vorrei davvero super-sottolinearlo, non significa accettare, anzi il fatto stesso che si tollera qualcosa, significa che questo qualcosa non va proprio bene!

Il rispetto invece come abbiamo detto segue la verità e quindi il bene. Si potrebbe dire che ri-guardando me stesso e ri-guardandomi intorno, riesco a cogliere la verità e il bene che è in me e che è fuori da me. Manca solo un ultimo passo: seguire questo bene! ;-)

lunedì 11 luglio 2011

Affrontare e superare la paura

La paura è la via per il Lato Oscuro.
La paura conduce all'ira, l'ira all'odio,
l'odio conduce alla sofferenza.
Io sento in te molta paura
(Star Wars)

Abbiamo già detto che la rabbia e l'ira vengono quando ci troviamo di fronte un ostacolo (vero o creato dalla nostra immaginazione) alla nostra felicità. Questo blocco è però superabile.
Ci sono altre situazioni nelle quali questo ostacolo lo riteniamo insuperabile, diventa un pericolo vero e proprio e scatta in noi la paura e il timore (che è la sua forma meno intensa).

La reazione che abbiamo è totalmente opposta a quella della rabbia. Non ci scateniamo, non rompiamo le cose, non alziamo la voce (possiamo fare un grido sì, ma solitamente se la paura è forte, sarà un grido soffocato)...

Ciò che facciamo è fuggire e scappare dal pericolo. Prima di questa fuga però avviene un momento di immobilità, che serve proprio a preparare il nostro corpo all'azione. Tutti i nostri muscoli si bloccano (e non solo) e alcune volte si può proprio arrivare alla paralisi.

Quando ci troviamo di fronte alla paura tutto il nostro corpo reagisce. Il nostro cervello si attiva e fa liberare noradrenalina e adrenalina (e tante altre sostanze) che consentono la preparazione dei nostri muscoli.

Sai perché i ricordi di qualcosa di brutto e che ci spaventa sono molto vivaci e rimangono nel tempo? Sembrerebbe proprio per la liberazione di noradrenalina che gioca un ruolo importante anche nella sensibilizzazione di parti della corteccia cerebrale e quindi nel produrre ricordi duraturi.

La paura ci fa fare cose impensabili e straordinarie. Hai mai sentito parlare di persone che in situazioni veramente difficili, in pericolo di vita, hanno dimostrato una forza incredibile e delle capacità fisiche oltre il normale? Prova a pensare a tutte quelle persone che si sono trovate intrappolate, disperse... e che sono riuscite a scappare, a resistere per giorni...

Tutto questo è dovuto al fatto che quelle sostanze dette sopra agiscono attivando i muscoli e i nostri organi a accrescono la forza e la resistenza muscolare (ecco perché una persona appesa ad una parete rocciosa, senza agganci, riesce a resistere di più, di chi è appeso alla sbarra con sotto il pavimento).

Che cose straordinarie... siamo davvero qualcosa di speciale!

La paura e il timore sono le emozioni più difficilmente controllabili per due ragioni:
- non sappiamo cosa di preciso temiamo
- non sappiamo esattamente il perché abbiamo paura (molte volte sono paure irrazionali)

Ecco come si può tentare di affrontare e superare il timore:
1) Farsi alcune domande specifiche, concentrarsi e ragionare. Per esempio: di che cosa ho paura? Perché ne ho paura? Esiste un vero motivo? Spesso basta questo per farci capire che ciò che temiamo è inconsistente.

2) Agire, agire, agire. Il timore tende ad inibire le nostre attività. Non lasciarti prendere da questo blocco: è solo agendo che vinceremo le nostre paure.

3) Affrontare il fatto così come è. Prendere coscienza del pericolo è qualcosa di molto difficile, perché a volte ci mette di fronte alla vera impossibilità di uscirne. Accettiamo. Prendi il caso della morte. Tutti noi dobbiamo prepararci a morire, tutti moriremo. Ciò che cambia da una persona all'altra è l'accettare questo dato e probabilmente come ci si prepara a questo evento...

4) Opporre, opporre, opporre. Gli opposti si attraggono, i simili si respingono... Questa volta è vero il contrario. Se vuoi respingere il timore, prova a pensare ad idee opposte a quelle che l'hanno fatto scatenare, pensa a situazioni che ti facciano venire sentimenti di generosità, sicurezza... vedrai che questa volta il timore non verrà attratto, ma lo avrai cacciato via!

5) Assumere l'espressione contraria. Per farlo però bisogna sapere qual è l'espressione della paura e che caratteristiche ha: le labbra sono tese e gli occhi spalancati. Solitamente la palpebra superiore è sollevata, rivelando il bianco dell'occhio, mentre quella inferiore è contratta. La bocca è aperta con le labbra tese e verso l'indietro...

6) se sei una persona estremamente paurosa, fai una ricerca e seleziona una serie di frasi stimolanti e che infondano coraggio. Sarà sicuramente un ottimo punto di partenza per affrontare la paura con un'armatura più forte! Una lista di valori positivi è un'arma vincente!

Ricorda che l'origine della paura è nel futuro. Cerca di vivere nel presente e se devi pensare al futuro, fallo proiettandoti con il valore della speranza e l'unico modo per volare alto nel futuro!