Ieri entrando in una stanza che conosco bene, è successo qualcosa che ha fatto nascere l’idea di questo post. Probabilmente sarà capitata anche a te una situazione simile.
Semplicemente ho aperto la porta, sono andato sicuro con la mano verso destra… ma l’interruttore non c’era. Così mi sono ricordato che avevano appena fatto dei lavori e avevano spostato l’interruttore della luce fuori dalla stanza e non dentro, dove era prima. Sapevo che era stato spostato fuori, eppure sono andato direttamente dove era precedentemente.
Subito mi sono corretto e ho acceso la luce, premendo l’interruttore esterno.
Quante volte, secondo te, dovrò ripetere questo “errore” prima di andare automaticamente sull’interruttore esistente? Insomma quante volte bisogna ripetere una condizione, affinché diventi automatica, naturale e precisa?
Le neuroscienze stanno facendo passi da giganti nella spiegazione di questi e altri fenomeni e alcuni affermano che servono in media 21-28 giorni per creare una vera e propria abitudine. In realtà uno studio pubblicato nell’ottobre 2010 sull’European Journal of Social Psychology afferma che il tempo per far propria un’abitudine va dai 18 ai 245 giorni (in media 66 giorni quindi) e varia in base all’attività e alle condizioni del soggetto (per esempio, per abituarsi a fare gli addominali tutte le mattine, ci vuole un po’ più tempo…).
Un’abitudine può essere qualcosa di cui non ci accorgiamo, può nascere silenziosamente in noi senza che noi riusciamo a stabilire un momento in cui questa determinata abitudine è cominciata. Questa possiamo chiamarla un’abitudine involontaria, meccanica o inferiore (anche se quest’ultimo termine non mi piace, perché sembra sempre che sia qualcosa di brutto, invece è qualcosa di importante).
Stesso tipo di abitudine è quella che facciamo per un mero piacere, che ci porta a ripetere e ripetere qualcosa, finché non diventa una vera e propria passione.
C’è un tipo di abitudine che non è solo una ripetizione meccanica di atti, ma è un valore che si fonda sulla natura razionale e volontaria dell’uomo. Possiamo chiamarla superiore o volontaria ed è una peculiarità di ognuno di noi. Inizia con un atto della nostra volontà (scegliamo di voler acquisire o di voler eliminare un’abitudine). Ovviamente non può rimanere solo un atto della volontà, ma si manifesterà anche in un atto del nostro corpo, un “nostro atto”… poi quando gli atti successivi diventano “involontari”, significa che l’atto ha preso l’aspetto di quello che chiamiamo abitudine.
Il solo meccanismo ripetitivo, quindi, non spiega la conquista selettiva di abitudini e nemmeno il fatto che fatichiamo tanto per conquistare o liberarci di un’abitudine. Pensa a quante volte vuoi smettere di fare qualcosa che ormai è diventato standard nella tua vita, qualcosa che ritieni negativo e che vuoi eliminare. Non è così facile. Non basta svegliarsi alla mattina e dire da oggi non mi comporto più così.
“Essere legati alle proprie abitudini” sottolinea proprio il fatto che le abitudini fanno parte della nostra vita, sono un valore che possiamo dimenticare (troppo spesso purtroppo), ma che non potremo mai eliminare dalla nostra vita.
Forse con un semplice esempio tutto risulta più chiaro. Ti sarà capitato qualche volta di dire “lo faccio per abitudine”. Questo racchiude la prima definizione di abitudine, quella che abbiamo chiamato involontaria, infatti l’esclamazione di prima la posso tradurre in: ho fatto qualcosa senza riflettere e seguendo una consuetudine fissatasi nel tempo.
Credo che la stessa affermazione non la direbbe mai uno sportivo parlando dei suoi risultati positivi in una gara, un artista davanti agli apprezzamenti per la bellezza di una sua opera, un chirurgo di fronte ad un intervento riuscito, ognuno di noi quando si accorge di aver fatto un buon giudizio critico di una situazione. Anche in queste situazioni è in gioco la nostra abitudine, ma quella che viene chiamata (non a caso) superiore.
Allo stesso modo: se non fossimo abituati all’impegno non potremmo compiere certe attività che lo richiedono e ci stancheremmo subito. Non riusciremmo a studiare ore e ore se non avessimo intenzionalmente sviluppato questa abitudine superiore (ecco perché fai così fatica) ;-).
Il nostro comportamento è il nostro modo abituale di vivere. Se vogliamo saperci comportare bene nelle diverse situazione della nostra vita, non possiamo considerare l’abitudine solo un esercizio, passività o inerzia.
L’abitudine è un valore immenso dell’uomo, proprio perché solo l’uomo può compiere atti che superano la loro meccanicità.
L’abitudine, troppo spesso sottovalutata, è una necessità della quale non possiamo fare a meno. Per Jean-Jacques Rousseau, Immanuel Kant e Johann Gottlieb Fichte è qualcosa di negativo, che ci priva della libera iniziativa, della spontaneità… Io direi, invece, che è qualcosa che semmai perfeziona la nostra spontaneità fino a farla diventare, in taluni casi, un’opera d’arte (se consideriamo la libera iniziativa di un artista che si è abituato al gusto…).
In conclusione, vien naturale citare Plinio il Vecchio (o meglio Gaio Plinio Secondo): l'abitudine è in tutte le cose il miglior maestro.
Possiamo subirla passivamente, oppure farla diventare uno dei valori più belli e importanti della nostra vita.
Cosa ne pensi? Credi sia importante riscoprire questo valore e rendersi conto che, come diceva Jean Leclercq, “vivere è diventare automatici”?
Avere delle abitudini credo sia normale, fanno parte dell'esperienza del vissuto.... quando nasciamo non abbiamo nè usi e ne abitudini, le acquisiamo vivendo, e più forti saranno in virtù di quante volte le ripetiamo. Ma la cosa che più volte capita è che quando le cambiamo con altre, queste non vanno perse (ad es. se tra qualche anno rimetterai l'interruttore dove era prima l'abitudine a quella posizione la riacquisterai in molto meno tempo).
RispondiEliminaGrazie max per il tuo commento, hai proprio ragione. La cosa affascinante dell'abitudine è proprio il fatto di conservare il passato nel presente, creando un ponte che rende possibile il presente proprio grazie al passato, proiettandoci nel futuro (in caso contrario l'abitudine non avrebbe senso).
RispondiEliminaSforziamoci allora a conquistare e mantenere buone abitudini e perché no, a trasmetterle agli altri ;-)