lunedì 3 ottobre 2011

Stressati o depressi? Come sono i giovani di oggi?

"Preso dal vortice degli affari e degli impegni, ciascuno consuma la propria vita, sempre in ansia per quello che accadrà, e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani né lo teme." Seneca

Le parole del grande poeta, drammaturgo e politico romano non sono di certo parole al vento, ma trovano una realizzazione nella vita di tutti i giorni, possiamo sperimentare questa realtà nella nostra quotidianità e confermarla ancora una volta osservando gli altri.

Andando in profondità si può dire che chi non conosce la propria meta, chi non sa quale è lo scopo della propria vita, vive costantemente in una situazione di stress (come si dice oggi), oppure di depressione (altro termine odierno e troppo spesso usato ed abusato). 

Chi vive stressato non ha nemmeno il tempo di rendersi conto che strada sta percorrendo, dove sta andando. Diversi giovani vivono in questa situazione. Presi da mille attività o coinvolti in un vortice di mille sentimenti ed emozioni diverse e molto spesso fin troppo intense, non riescono a capire dove stanno camminando. Non hanno il tempo di accorgersi se stanno camminando nella strada della propria crescita, nella via che li condurrà a raggiungere la propria realizzazione personale e come spesso si dice "bruciano le tappe". Arrivano ad essere adulti già consumati da una vita che non hanno pienamente vissuto.

Questi giovani vivono in una sorta di "grande distrazione". Non sanno rispondere alle domande "Chi sono?", "Dove mi trovo concretamente adesso?", "Cosa voglio realizzare nella mia vita?"...
Non sanno dare queste risposte non perché siano stupidi, come alcuni li ritengono, ma semplicemente perché sono distratti. Proprio come a scuola, quando ti capitava di pensare per un attimo alle tue cose e subito la professoressa ti chiedeva... "Dove siamo arrivati?". Difficile rispondere in quelle situazioni, vero?

Quello che poteva venire fuori (in queste situazioni) era un "eh, sì, ecco..." e poi un imbarazzante silenzio. Purtroppo ci sono alcuni giovani che stanno vivendo la propria vita così, senza accorgersi che prima o poi la vita, e noi stessi, ci rivolgerà quella stessa domanda della prof... Dove siamo arrivati?

Per molti può sembrare che chi corre e corre e ancora corre tutto il giorno, chi è stressato, chi vive una vita fin troppo intensa, chi "brucia le tappe", possa rispondere a questa domanda sviluppando un lungo discorso, elencando tutto ciò che ha "fatto". In realtà, anche una pensiero come questo rappresenta proprio chi vive in questa situazione, chi consuma la propria vita correndo in una strada sbagliata. La domanda non è Cosa hai fatto nella tua vita?, ma Dove sei arrivato? o se preferisci Dove stai andando?

Fermati un momento per capire la grande differenza.

Molte volte non è facendo tante cose, essendo impegnati, che si arriva alla propria meta. Anzi, si dice che chi corre veloce nella via sbagliata, può solo allontanarsi con la stessa velocità dalla propria realizzazione. Sarebbe quasi meglio zoppicare nella strada giusta, avendo ben chiaro dove si deve arrivare.

Per contro, c'è chi resta immobilizzato, impietrito, davanti al vortice di occasioni e situazioni che la vita gli pone davanti. Davanti alla sua strada cala una nebbia fittissima che non gli fa più vedere la meta. La paura di sbagliare, di fare un passo dove non si vede, gli blocca completamente.

Fortunatamente non ci sono solo queste due situazioni, che per usare un linguaggio odierno, sono gli stressati e i depressi. 

C'è una terza possibilità.

Quei giovani che capiscono che nella vita bisogna essere degli ARCIERI. Giovani che sanno che per prima cosa devono saper rispondere alle domande fondamentali della vita, che sanno vedere in se stessi, che sanno entrare dentro di loro, in profondità e capire ciò che è giusto. Coloro che sanno vedere il bersaglio anche se capiscono che è molto lontano. Quelli che sanno, infine, che per colpire il bersaglio devono puntare in alto. Nessun arciere infatti punterebbe il proprio arco verso il terreno per raggiungere il proprio bersagli e nemmeno lo punterebbe alla stessa altezza dei propri occhi. Un bravo arciere sa che deve sempre guardare in alto.

"È opportuno conoscere lo scopo  che nella vita si cerca di raggiungere. Come gli arcieri che mirano ad un esatto obiettivo, si avranno maggiori possibilità di ottenere il risultato desiderato". Aristotele

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