mercoledì 26 ottobre 2011

Il valore del lavoro

In questi ultimi giorni si sta parlando molto di lavoro, precariato, lavoro in nero, disoccupazione... Il 20 ottobre è stato presentato in occasione del Meeting del Forum Nazionale Giovani, l'indagine "Giovani e Lavoro consapevole". L'inchiesta è riuscita a raccoglie 1402 questionari validi di giovani tra i 20 e i 29 anni. Il dato che ha fatto più scalpore è stato quello in riferimento al lavoro in nero (1 giovane su 3 tra gli intervistati lavoratori viene pagato in nero).

Altri dati interessanti sono: il fatto che il 75,5% degli studenti che non lavorano sono al passo con il proprio piano di studi, mentre meno del 50% degli studenti lavoratori riescono ad essere in linea con gli esami. Inoltre, solo meno della metà dei intervistati (il 43,5%) conosce le norme a tutela dei diritti dei lavoratori. Tu come sei messo su questo ultimo punto?

Certamente, di fronte a queste situazioni, dobbiamo ritenere il lavoro un qualcosa di importante per la vita di un giovane e non solo. Molte volte i giovani studenti, non si preoccupano del loro lavoro futuro, non guardano a quello e per questo a volte sbagliano anche la scelta della facoltà all'università. Per fortuna, per ovviare a questa inconsapevolezza ci sono progetti come il Career Day 2011 che si sta svolgendo proprio oggi all'Università di Siena e che cerca di far entrare il mondo del lavoro, o almeno le informazioni sul mondo professionale, nella vita degli studenti e dei giovani interessati.

Il lavoro è indispensabile per l'uomo e se ne rendono subito conto quelli che purtroppo il lavoro non ce l'hanno. "Chi non lavora, non mangia" dice un vecchio proverbio e credo sia vero che per vivere è importante lavorare. Certo si può vivere anche senza lavoro, ma se pensi alla vita media di un uomo, dai 20-25 anni ai 60-65 anni, circa 6-8 ore della sua giornata le trascorrerà lavorando. Non credo che serva fare due conti per accorgersi di come il lavoro fa o farà parte essenziale della nostra vita, della vita di tutti.

È evidente quanto sia importante scegliere un lavoro che possa piacere, al quale vorresti dedicare il maggior numero di ore della tua vita, perché sarà proprio così, a parte probabilmente il dormire, il maggior tempo della tua vita sarà dedicata al lavoro. Il lavoro diventa così un valore che ha bisogno della consapevolezza personale dei propri valori per potersi realizzare al meglio. Solo chi conosce bene i proprio valori, le proprie credenze, può decidere anche ad occhi chiusi a che lavoro dedicarsi, certo di non doversi pentire in futuro.

Già, il futuro... altro magnifico tema legato al lavoro, ma visto che ne ho parlato proprio ieri di futuro, toccherò qui altri argomenti ;-)

Sarebbe bello poter non lavorare? Se è vero che l'etimologia della parola lavoro rimanda alla fatica, è lampante che in pochi desidererebbero ardentemente faticare. Se provassi per un momento a considerare il lavoro in una nuova prospettiva, ossia come un vero valore, come qualcosa che può arricchirti, che può migliorarti, che fa si che tu possa diventare una persona più armoniosa, probabilmente anche questa "fatica" avrebbe un senso. 

Il lavoro, come vero valore positivo, non può essere ritenuto qualcosa di importante solo ai fini della propria sussistenza, ma deve essere un aspetto importante per la propria esistenza. Parole simili che nascondono una grande differenza. La propria realizzazione personale, la propria esistenza, la propria felicità, passa anche per il lavoro. Per questo dobbiamo dargli il giusto peso e il giusto posto e tempo. 

Non possiamo comportarci al lavoro in maniera spietata, svogliata, arrogante, mediocre... tanto è solo lavoro, tanto è solo quel qualcosa che mi fa portare a casa i soldi. Non dobbiamo nemmeno ridurre la nostra vita al lavoro e non avere tempo per nient'altro. Non possiamo nemmeno lamentarci perché non abbiamo lavoro e rifiutare o lamentarci per quelli che ci vengono offerti...

Bisogna cercare di approfondire il tema del lavoro in maniera reale, non semplicemente lamentandosi. Bisognerebbero far vedere ai giovani le molteplici possibilità di lavoro, come potersene inventare uno, magari tramite internet; sarebbe fantastico riuscire a presentare alcuni lavori considerati "vecchi" in una chiave moderna... penso a lavori considerati da molti giovani di serie B, ma che servono e serviranno sempre nella nostra vita (per esempio tutto il mondo dell'artigianato, del lavoro agricolo...). Una grande sfida per i giovani potrebbe essere proprio questa: essere capaci di immaginare questi "vecchi" lavori in una chiave moderna. Sono certo che ci sarebbero ancora tanti giovani che si potrebbero appassionare a questo!

Non esistono lavori di serie A o lavori di serie B, non possiamo catalogarli in base alle conoscenze che si devono avere per svolgerli, nemmeno in base ai soldi che se ne ricavano, ma un'unico parametro può far ritenere buono o cattivo un lavoro: la realizzazione. È solamente vedendo il valore del lavoro secondo la propria ottica di realizzazione personale, inquadrato in un puzzle più complesso che è la vita stessa che si può dare un reale senso e valore al lavoro.

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