Se dovessimo fare una classifica delle parole più abusate, in questi ultimi tempi, ai primi posti metterei la parola dialogo, che insieme a tolleranza, riempie la bocca di tantissimi giovani, comunicatori, politici e personaggi pubblici, senza che essi ne abbiano capito il significato.
Questa parolina "dialogo" sembra oggi la cura di ogni separazione, di ogni diversità; da sola appare il rimedio per qualsiasi conflitto tra popoli, culture diverse, religioni, Stati... Non ti sembra che appena sorge un problema la classica frase, probabilmente di chi non ha nient'altro da dire, sia: "c'è bisogno di più dialogo"??? Poi, nessuno però ti spiega su quali argomenti deve basarsi questo dialogo, se ci sono delle regole, con chi farlo effettivamente questo "scambio di opinioni"...
È comunque importante e necessario dialogare per risolvere i problemi. È questo il motto della nostra società e la convinzione che viene imposta a noi giovani. Bisogna dialogare, bisogna dialogare, bisogna dialogare... non è importante come dialogare, ma si deve dialogare. Si arriva perfino a sostenere che chi non dialoga apertamente, non è tollerante. Così queste due parole che riempono la bocca di tanti, diventano quasi sinonimi e monito per chi magari qualcosa da dire ce l'ha e, soprattutto, ha idee chiare e fondate che vuole portare avanti nella verità.
Si capisce in quest'ottica, perché hanno così successo (e oggi sempre più sembra proprio che non esista altro) le trasmissioni dove sono invitati una serie di opinionisti, ormai diventata una nuova figura professionale per la televisione, al pari di conduttori e vallette. "Come si fa a fare una trasmissione senza un opinionista?", viene quasi da domandarsi attualmente. Visto che è così importante il dialogo, invitiamo più gente possibile e cerchiamo il confronto.
Forse ancora non avrai ben capito dove voglio arrivare e cosa voglio dire con queste righe, apparentemente contro il dialogo, ma continuando l'esempio delle trasmissioni televisive, credo che arriverà immediata la spiegazione. In queste trasmissioni, i dialoganti sembra stiano più che altro facendo una bella conferenza e quando parla uno, l'altro (e l'atteggiamento fisico di alcuni è davvero palese) sta pensando alle sue cose, sta già pensando a cosa deve dire dopo, sta già cercando tra i vari foglietti che ha portato con se qualche dato per replicare immediatamente alle prime tre parole che ha detto il primo.
Si va così avanti in una sorta di "dialogo" con se stessi e che non mira al nobile intento di far giungere chi ascolta o i due dialoganti alla conquista personale della verità. Assolutamente no! Figuriamoci, il dialogo non è più, come al tempo di Socrate e Platone, quello strumento per arrivare insieme (o condurre il discepolo) alla verità, ma diventa una parola così pensante, un macigno che schiaccia e affossa la verità stessa.
In questa falsa ricerca del dialogo a tutti i costi, si possono individuare due posizioni contrapposte, ma entrambe errate. In alcuni, il "dialogo" è portato avanti nel rifiuto di mettersi nelle posizioni dell'altro; in altri, al contrario, si accetta a prescindere l'opinione altrui, senza alcun ragionamento, in nome dello stesso dialogo e della sua amica tolleranza.
L'arte di comunicare, in realtà, non presuppone assolutamente queste due posizioni. Il vero dialogo, che può essere chiamato in modo più corretto conversazione, presuppone lo scambio di posto, il mettersi al posto dell'altro e il "volgersi insieme verso" la verità.
Finisco con un esempio. Oggi, ricorre l'anniversario della prima operazione chirurgica eseguita su una "bambina blu", Eileen Saxon, per correggere la malformazione cardiaca congenita alla base della tetralogia di Fallot. Bambina blu, non vuole certo essere un nomignolo discriminante (meglio subito specificare per tutti quelli che ripetono con forza la parola tolleranza), ma definisce una delle caratteristiche dei bimbi affetti da questa sindrome, dove il bambino appare cianotico (quindi blu).
Una delle 4 caratteristiche di questa sindrome del bambino blu è la comunicazione tra i due ventricoli (le camere principali del cuore che fungono da pompa). In questo caso non è che la comunicazione cardiaca sia assente, anzi è più del normale. Questo però non è un bene, anche se a volte nella nostra società, il fatto di parlare tanto e tanto e tanto, sembra la soluzione a tutto. La comunicazione non è caratterizzata dalla quantità di parole e dal numero diverso di dialoghi che riesco a intrattenere nel corso della mia vita, ma risulta buona e ha un effetto positivo solo se rispetta i giusti parametri, le giuste regole e la vera finalità.
Proprio la tetralogia di Fallot, ti può far capire che non serve solamente la comunicazione, ma serve saper comunicare bene. Nel caso dei bambini blu, si deve intervenire precocemente per sistemare chirurgicamente la malformazione, a volte anche con più interventi. Nella nostra società, bisogna intervenire allo stesso modo per far capire e ristabilire il vero significato del dialogo e la meta di ogni buona comunicazione!
Personalmente l'unico "dialogo" che non gradisco è quello in cui sono costretto ad ascoltare senza poter rispondere...
RispondiEliminaConcordo assolutamente con te! Gran bell'articolo Ricky!
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