"Due spaghetti speciali con polpettine di carne"... "i migliori spaghetti della città". Sono la cornice (e la gustosa opportunità, insieme alla canzone "Dolce sognar") di uno dei baci più affettuosi e indimenticabili della storia del cinema. Protagonisti sono un simpatico e buffo vagabondo di nome Biagio e una graziosa "piccerella" di nome Lilli. Una scena che, per l'occasione della festa di San Valentino, potrai rivedere in edizione speciale Blu-Ray Disc e DVD in uno dei classici Disney: Lilli e il Vagabondo.
San Valentino è l'occasione della festa dell'amicizia in alcuni paesi (per esempio in Finlandia dove è proprio il "giorno dell'amico" e in Messico, come mi ha detto un'amica), mentre da noi è tradizione festeggiare gli innamorati: l'amore. Visto che di amicizia abbiamo già parlato più volte (anche nella rubrica Scrigni di valori), proviamo a soffermarci su una tappa fondamentale della vita di un giovane.
Ogni giovane sente, nell'apice della propria vitalità ed esuberanza, il fremito dell'amore che sembra così grande, complesso e, come viene ben rappresentato dall'immagine di Cupido, ci colpisce in un istante e quando meno ce lo aspettiamo. L'amore tra un ragazzo e una ragazza è sicuramente un valore, ma in alcune occasioni, quello che in molti vedono e sperano come qualcosa che duri per sempre e fonte della più grande felicità, viene vissuto e trattato con banale superficialità. Che paradosso!
Purtroppo noi giovani siamo circondati da esempi di fallimenti, di rapporti fugaci e vuoti che non lasciano nulla se non un'estrema e tragica sofferenza e la sensazione che qualcuno ci ha portato via qualcosa, piuttosto di quella sensazione arricchente che dovrebbe lasciare l'amore. Matrimoni rovinati sono all'ordine del giorno e della cronaca, perché si vede l'amore come qualcosa di spontaneo e da vivere in modo immediato, mentre non si vuole accettare che anche l'amore, quello che dura e ci rende felici, deve essere educato. Bisogna andare a scuola per imparare ad amare.
Questa scuola, chiamata fidanzamento, sembra essere a disposizione solo di pochi, mentre gli altri rimangono analfabeti.
Il fidanzamento, come la scuola, è un periodo della vita di un giovane, un tempo, più o meno lungo (anche se bisognerebbe introdurre anche in questa una forma di scuola dell'obbligo) che non può e non deve durare tutta la vita. Deve essere momentaneo, ma deve esserci perché fa parte della costruzione del proprio futuro.
Come nella scuola, se si tiene al proprio futuro, ci si deve impegnare, non si deve rimanere solo a scaldare un banco, ma è necessario approfondire, ricercare, conoscere... chi non lo fa finisce per abbandonare o essere abbandonato o rifiutato, chi non si impegna non può poi lamentarsi di non trovare lavoro, di aver gettato anni della propria vita impegnandosi in qualcosa che non faceva per lui o lei.
Il fidanzamento è una scuola speciale: non si fa mai in solitudine, ma ci si trova sempre in banchi doppi. Si deve sempre andare insieme all'altro. Ciò che però rende speciale questa scuola è che i banchi doppi sono associati ad un'unica sedia che bisogna condividere con la persona che abbiamo scelto e che ha scelto noi. Non possiamo, infatti, vivere l'amore separando le diverse dimensioni della persona.
Bisogna imparare a conoscersi profondamente, poco alla volta, per capire come stare in due sopra quell'unica sedia, senza romperla. Si inizia magari condividendo un angolino, ma bisogna arrivare ad una fiducia reciproca, a prendersi in braccio per poter stare solidamente sulla sedia insieme.
Conoscersi è il punto di partenza. Qualcosa che si sviluppa con un intenso dialogo, con la condivisione di esperienze e riflessioni su ciò che si vuole dalla propria vita, perché è questo che si vuole condividere per sempre. Dialogo non significa interrogatori, nemmeno condividere le stesse crocette in un test psicologico. Vuol dire arrivare a confidarsi con l'altro, creando quell'armonia speciale che ci fa arrivare a dire consapevolmente di essere innamorati.
Il fidanzamento, se vissuto profondamente e nella ricerca della felicità, aiuta a non perdere tempo, a capire quando è meglio fermarsi e quando, invece, la persona che c'è accanto fa davvero per noi. Non è solo un periodo per conoscere la persona amata, ma per approfondire la conoscenza di se stessi, superando i propri limiti e i propri difetti, arrivando a dedicare a chi si ama il miglioramento costante di se stessi.
È il periodo che deve condurci ad accettarci, accettando l'altro nella sua umanità e limitatezza, arrivando ad amare proprio queste mancanze e difetti, con la voglia e la volontà di lottare ogni giorno insieme per superarsi e migliorarsi.
Sembrerebbe così una scuola che dura tutta la vita e non solo un periodo transitorio. La domanda che viene spontanea è quando termina questa scuola? Non certo con un esame, ma semplicemente quando si capisce che non vogliamo più vivere solamente per essere felici, ma per rendere felice la persona che ci sta accanto o meglio in braccio sulla famosa sedia!
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