martedì 3 aprile 2012

Giovani e relazioni sociali


Oggi, nel mondo, si accenderanno tante lucine blu. Molti famosi monumenti delle più importanti città dell’intero globo si illumineranno del colore del cielo e del mare più cristallino. A New York sarà l’Empire State Building ad accendersi, in Brasile a Rio De Janeiro sarà il Cristo Redentore a splendere di blu, poi ci saranno le cascate del Niagara, le montagne di Aspen e da noi l’Arco di Costantino a Roma.

Il motivo di tutte queste luci blu è la sfida lanciata da Autism Speaks, una delle più grandi organizzazioni che si occupa dei disturbi inerenti l’autismo: accendere l’attenzione sulle persone affette da questa malattia che impedisce loro una corretta comunicazione e relazione con le altre persone. 

Si festeggia in questo scenario la giornata mondiale dell’autismo (la World Autism Awareness Day). Ognuno può fare la sua parte, perché ovunque si può accendere una lampadina blu. Come si legge nel sito dell’iniziativa: “che sia nel portico di casa vostra, o in Comune, che sia ad una festa o a un banchetto, il mondo intero deve illuminarsi di questo colore, per aumentare la consapevolezza sul disturbo”.

I più si ricorderanno della splendida interpretazione di Dustin Hoffman nel film Rain man – L’uomo della pioggia, dove ci troviamo davanti a Raymond, detto Ray, che insieme a suo fratello Charlie, interpretato da un giovane Tom Cruise, intraprende un viaggio da Cincinnati a Losa Angeles. Sarà un cammino molto lungo e intenso di conoscenza, dove i due fratelli inizieranno ad imparare a vivere insieme. Tanti spunti interessanti emergono da questo bel film del 1988. Oltre alla magistrale prova d’attore di Hoffman, un dialogo sembra mettere in evidenza la problematica dell’autismo. È il dialogo tra Ray e il dottore del tribunale. Poche battute che partono da una prima domanda del dottore: “Raymond, sai che significa autistico?” Ray: “Sì” Dottore: “Conosci quella parola?” Ray: “Sì” Dottore: “Sei autistico?” Ray: “Non lo so. No. Senza dubbio no.”

L’autismo è certamente una patologia complessa, che interessa una delle componenti più importanti della nostra vita: la comunicazione e le relazioni sociali. Non si sa ancora bene come queste funzioni siano compromesse, ma qualche passo avanti è stato fatto. Sappiamo per esempio, grazie alle moderne tecniche di neuroimaging, che le persone affette da autismo possono provare forti emozioni quando una persona a loro cara sta soffrendo. Molte volte però non manifestano tutto quello che provano in modo chiaro ed esplicito. Ecco perché in alcuni centri si sta cercando di trattare questi pazienti tramite la tecnica di riconoscimento delle microespressioni facciali, nella speranza di poter percepire e poter interpretare nella maniera corretta le sensazioni, le emozioni che questi soggetti stanno provando.

Questa giornata può farci riflettere sull’importanza della comunicazione e dei rapporti sociali. In Italia sono circa 400 mila le persone affette da autismo e la maggior parte di queste sono bambini e giovani. In Europa se ne contano più di 5 milioni e dobbiamo ricordare che nello spettro dell’autismo rientrano diversi gradi di compromissione della facoltà di comunicazione.

Un giornata per riflette, per pensare a quanto sia bello comunicare con gli altri. Una giornata per tornare ancora una volta sulla visione dell’uomo come relazione, l’uomo come persona che si rapporta con altre persone, che non è mai solo. Una giornata che noi giovani dobbiamo tenere in considerazione sia per avvicinarci ad altri giovani che soffrono di questa patologia e che molte volte per pregiudizi non consideriamo.

Attualmente sempre più giovani (non autistici) sembrano isolarsi, vivono quasi in una forma di “autismo individuale”. Altri subiscono una sorta di “autismo di gruppo”, sono pieni di “amici”, escono quasi tutte le sere, si agitano e parlano ad alta voce, quasi gridando, sembrano divertirsi… ma nulla. Sono isolati anche loro, manca una vera comunicazione. Nessuno conosce l’altro in profondità e alla fine vivono un isolamento popoloso.

Accendere una lampadina blu, oggi, potrebbe essere l’occasione per illuminare la nostra mente sul grande valore della relazione, della comunicazione e del dialogo. Quanti giovani infatti vivono con l’incapacità di comunicare (magari con i propri genitori, con i propri insegnanti, con i propri coetanei…)? Quanti devono ancora imparare ad esternare i propri sentimenti, le proprie emozioni? Quanti ragazzi e ragazze non sanno leggere i messaggi del comportamento degli altri? Quanti oggi non riescono più ad usare la propria fantasia, ad immaginare, a giocare e a divertirsi con semplicità e verità?

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