Oggi,
nel mondo, si accenderanno tante lucine blu. Molti famosi monumenti delle più
importanti città dell’intero globo si illumineranno del colore del cielo e del
mare più cristallino. A New York sarà l’Empire State Building ad accendersi, in
Brasile a Rio De Janeiro sarà il Cristo Redentore a splendere di blu, poi ci
saranno le cascate del Niagara, le montagne di Aspen e da noi l’Arco di
Costantino a Roma.
Il
motivo di tutte queste luci blu è la sfida lanciata da Autism Speaks, una delle
più grandi organizzazioni che si occupa dei disturbi inerenti l’autismo:
accendere l’attenzione sulle persone affette da questa malattia che impedisce
loro una corretta comunicazione e relazione con le altre persone.
Si festeggia
in questo scenario la giornata mondiale dell’autismo (la World Autism Awareness
Day). Ognuno può fare la sua parte, perché ovunque si può accendere una
lampadina blu. Come si legge nel sito dell’iniziativa: “che sia nel portico di
casa vostra, o in Comune, che sia ad una festa o a un banchetto, il mondo
intero deve illuminarsi di questo colore, per aumentare la consapevolezza sul
disturbo”.
I
più si ricorderanno della splendida interpretazione di Dustin Hoffman nel film
Rain man – L’uomo della pioggia, dove ci troviamo davanti a Raymond, detto Ray,
che insieme a suo fratello Charlie, interpretato da un giovane Tom Cruise,
intraprende un viaggio da Cincinnati a Losa Angeles. Sarà un cammino molto
lungo e intenso di conoscenza, dove i due fratelli inizieranno ad imparare a
vivere insieme. Tanti spunti interessanti emergono da questo bel film del 1988.
Oltre alla magistrale prova d’attore di Hoffman, un dialogo sembra mettere in
evidenza la problematica dell’autismo. È il dialogo tra Ray e il dottore del
tribunale. Poche battute che partono da una prima domanda del dottore: “Raymond,
sai che significa autistico?” Ray: “Sì” Dottore: “Conosci quella parola?” Ray: “Sì”
Dottore: “Sei autistico?” Ray: “Non lo so. No. Senza dubbio no.”
L’autismo
è certamente una patologia complessa, che interessa una delle componenti più
importanti della nostra vita: la comunicazione e le relazioni sociali. Non si
sa ancora bene come queste funzioni siano compromesse, ma qualche passo avanti
è stato fatto. Sappiamo per esempio, grazie alle moderne tecniche di
neuroimaging, che le persone affette da autismo possono provare forti emozioni
quando una persona a loro cara sta soffrendo. Molte volte però non manifestano
tutto quello che provano in modo chiaro ed esplicito. Ecco perché in alcuni
centri si sta cercando di trattare questi pazienti tramite la tecnica di
riconoscimento delle microespressioni facciali, nella speranza di poter
percepire e poter interpretare nella maniera corretta le sensazioni, le
emozioni che questi soggetti stanno provando.
Questa
giornata può farci riflettere sull’importanza della comunicazione e dei
rapporti sociali. In Italia sono circa 400 mila le persone affette da autismo e
la maggior parte di queste sono bambini e giovani. In Europa se ne contano più
di 5 milioni e dobbiamo ricordare che nello spettro dell’autismo rientrano
diversi gradi di compromissione della facoltà di comunicazione.
Un giornata per riflette, per pensare a quanto
sia bello comunicare con gli altri. Una giornata per tornare ancora una volta
sulla visione dell’uomo come relazione, l’uomo come persona che si rapporta con
altre persone, che non è mai solo. Una giornata che noi giovani dobbiamo tenere
in considerazione sia per avvicinarci ad altri giovani che soffrono di questa
patologia e che molte volte per pregiudizi non consideriamo.
Attualmente
sempre più giovani (non autistici) sembrano isolarsi, vivono quasi in una forma
di “autismo individuale”. Altri subiscono una sorta di “autismo di gruppo”, sono
pieni di “amici”, escono quasi tutte le sere, si agitano e parlano ad alta
voce, quasi gridando, sembrano divertirsi… ma nulla. Sono isolati anche loro,
manca una vera comunicazione. Nessuno conosce l’altro in profondità e alla fine
vivono un isolamento popoloso.
Accendere
una lampadina blu, oggi, potrebbe essere l’occasione per illuminare la nostra
mente sul grande valore della relazione, della comunicazione e del dialogo.
Quanti giovani infatti vivono con l’incapacità di comunicare (magari con i
propri genitori, con i propri insegnanti, con i propri coetanei…)? Quanti
devono ancora imparare ad esternare i propri sentimenti, le proprie emozioni?
Quanti ragazzi e ragazze non sanno leggere i messaggi del comportamento degli altri? Quanti oggi
non riescono più ad usare la propria fantasia, ad immaginare, a giocare e a
divertirsi con semplicità e verità?
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