mercoledì 6 giugno 2012

Disinformazione - seconda parte

Eccoci qui, come promesso, con la seconda parte del post sulla disinformazione. Ieri, abbiamo visto insieme le prime 5 regole di Chomskyora vediamo di arrivare fino alla fine, ossia fino alla regola numero 10.

Quando Cosmo dice a Bishop, nel film I signori della truffa: "C'è una guerra là fuori, amico mio. Una guerra mondiale. E non ha la minima importanza chi ha più pallottole, ha importanza chi controlla le informazioni. Ciò che si vede, si sente, come lavoriamo, cosa pensiamo, si basa tutto sull'informazione!" ha perfettamente ragione. Chi controlla l'informazione ha una forza enorme. 

Il singolo stesso, il semplice individuo, in possesso delle informazioni, si rivela pericoloso, inizia ad avere idee proprie, intuizioni geniali che prima nessuno aveva avuto, arriva perfino a poter fare un'analisi critica non solo della sua condizione specifica, ma della più vasta situazione generale, sociale e mondiale.

Un vero pericolo, da sedare e tenere a bada. Come? Possedendo le informazioni? Avendone il controllo? Certo, soprattutto utilizzando i metodi della disinformazione e seguendo le seguenti regole:


IL CASO PIETOSO. Questo vince sempre. In pochi riescono a resistere al magnetismo di una storia drammatica, raccontata in ogni particolare. Non molti possono sopportare di vedere qualcuno soffrire. C'è un qualcosa in ogni uomo che, pur di eliminare la sofferenza, lo fa arrivare ad accettare e promuovere anche un male, un'ingiustizia. Le paure e le preoccupazioni che possa capitare anche a noi la stessa identica situazione fanno abbassare la nostra soglia critica, ci rendono più friabili e ci sgretoliamo facilmente.

EDUCAZIONE SI', MA DI SERIE C. Magari fosse di serie B l'educazione che viene data oggi.  Chi insegna più a ragionare? Chi studia più la logica? La critica? Sembra che, anche nella scuola, i dati non manchino mai. Qual è il problema? Forse con una domanda ti sarà più chiaro. A cosa servono tanti dati se nessuno ci insegna, per esempio, come memorizzarli? Cosa serve avere tante regole se non veniamo educati ad dare un senso ad esse?
Apparentemente esistono tantissime campagne per l'educazione, l'alfabetizzazione dei paesi in via di sviluppo, ma ti sei mai fermato un momento a pensare alla qualità di questa educazione?

NUOVI MODELLI: STUPIDI, VOLGARI E IGNORANTI. Credo che tu stia già pensando a certi personaggi di trasmissioni televisive, che sempre più oggi si impongono come bellocci o bellocce da imitare.
Gli stessi assassini, delinquenti, psicolabili diventano star, sono ricercati per interviste, corteggiati dalle case editrici per avere i diritti di un possibile libro. Le case di produzione cinematografica prendono spunto dalle loro storie e dai loro comportamento per creare i protagonisti dei film. È difficile non pensare che sia quella la strada per il successo. Volgarità, ignoranza, arroganza diventano i nuovi valori positivi da trasmettere alle generazioni.

IL VERO COLPEVOLE SEI TU. Quale metodo migliore, se non quello di far sentire in colpa, per impedire una qualsiasi ribellione? L'attacco non è forse la miglior difesa? Già. Così se ci fanno credere che la causa di un'ingiustizia siamo proprio noi, se gli unici colpevoli di un male siamo noi, davvero in pochi avrebbero la forza di reagire a questa ingiustizia e a denunciarla, perché si sente esso stesso complice. Una cupa depressione avvolge i più e, ciò che si sta verificando anche oggi, nessuno ha il coraggio di reagire, in pochi si mettono in gioco.

TANTI SCIENZIATI ANALFABETI. È proprio vero, ci reputiamo tutti scienziati, esperti, colti e persino competenti in diversi campi del sapere. Leggiamo tutti i giorni articoli dove ci viene detto "la ricerca dell'Università XXX ha stabilito...", "è stato scoperto da un gruppo di ricercatori..." e così iniziamo a credere davvero di essere tutti degli scienziati. Chi però è davvero in grado di leggere una ricerca scientifica? Chi è abile a capire un determinato grafico, tabelle statistiche, calcoli matematici? Avere tanti che si credono scienziati, ma che in realtà sono più che altro analfabeti (me per primo in tanti campi), permette di far passare tramite la cosiddetta "pseudoscienza" alcuni concetti errati sull'uomo stesso e quindi sull'idea che abbiamo di noi.

Chomsky credo abbia fatto un buon lavoro individuando e schematizzando questi punti o regole. Se ne potrebbero aggiungere altre, o alcuni potrebbero ritenerle perfino troppe, però fermarsi un momento a riflettere e ad analizzarle può essere una buona opportunità. Almeno così avremo avuto la possibilità di verificare la nostra soglia di critica e il nostro giudizio.

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